L’AQUILA – Sono sbalorditive le parole dell’assessore Fabio Pelini dopo la sentenza del Tar che stabilisce la possibilità di un solo contributo di autonoma sistemazione per la coppia non separata o divorziata, anche se la moglie abita in una casa e il marito in un’altra. Sbalorditive quando afferma che lui a questa scelta si è sempre opposto, ma che l’avvocatura del Comune aveva espresso un parere diverso e cioè che quelle coppie, pur non divorziate o separate, potevano vivere in abitazioni differenti e avere contributo doppio. Perché Pelini, allora, non fece queste dichiarazioni pubblicamente, limitandosi, secondo noi, ad un’opposizione blanda all’interno della stessa maggioranza? Noi fummo i primi a parlare di ‘furbata’ inammissibile in un articolo del 12 settembre 2011 che ripubblichiamo oggi che il Tar ha messo a nudo quella ‘furbata’ in tutta la sua evidenza. Ma già che ci siamo a Pelini vogliamo chiedere ancora: che si fa coi 1.500 nuclei familiari che non hanno riproposto domanda di autonoma sistemazione? Come mai e che cosa hanno da nascondere se ce l’hanno? Ha avviato,l’assessore, le necessarie verifiche? O ha mandato tutto alla Guardia di Finanza perché faccia gli opportuni controlli? Perché non fa un bel comunicato o una bella conferenza stampa, se preferisce, e ce lo spiega una volta per tutte? Oppure teme anche lui le reazioni della ‘casta del terremoto’?(G.D.R.)
L’ARTICOLO DI AQUILA TV
L’AQUILA – C’è chi parla apertamente di ‘furbata’ e c’è chi replica che i criteri di legittimità sarebbero stati rispettati. Fatto sta che ci sono 47 (quarantasette) nuclei familiari, tra cui anche quello di un magistrato, in cui moglie e marito, prima del terremoto, avevano residenza diversa ma che oggi ricevono un contributo di autonoma sistemazione ‘maggiorato’, come se i nuclei fossero due e non uno soltanto.
Due residenze, due nuclei, due contributi. Pure se moglie e marito non sono legalmente separati. Facciamo un esempio: la moglie con i figli risiede all’Aquila, il marito fa residenza a San Demetrio ne’ Vestini. Prima domanda. E’possibile? Si è possibile, ad esempio per non pagare l’Ici sulla prima casa (e qui la prima ‘furbata’) si fa questo ed altro.
Una famiglia così ‘divisa’ dovrebbe tuttavia costituire nucleo unico ai fini dell’autonoma sistemazione, al massimo seicento euro al mese. Invece che succede? Al Comune c’è una ‘corrente di pensiero’, chiamiamola così, che ritiene che le famiglie con doppia residenza debbano essere considerate due, e che quindi abbiano diritto a un contributo di autonoma sistemazione doppio. Il che comporta una maggiorazione di 400 euro di media, che moltiplicati per 47, tante sono appunto le famiglie coinvolte, portano ad un esborso aggiuntivo di 18.800 euro in un mese, cioè 216 mila euro in un anno, senza considerare gli arretrati.
E’ una corrente di pensiero fortemente contestata all’interno degli stessi uffici comunali. Il ‘Servizio assistenza e politiche abitative’, ad esempio, aveva bloccato tutto e richiesto indietro i soldi alle famiglie interessate, anche sulla base di un parere del Ministero che, rispondendo al quesito di un altro Comune del cratere, aveva chiarito che le famiglie con doppia residenza dovessero essere considerate nucleo unico e che avessero diritto a una sola contribuzione.
Ma all’Aquila hanno fatto orecchie da mercante e appena la dirigente del Servizio assistenza è stata trasferita, dicono di proposito, i contributi doppi sono stati sbloccati e la ‘furbata’, sulla quale aveva messo in guardia lo stesso Bertolaso, ripristinata. Le polemiche, ovviamente, si sprecano. C’è chi dice ad esempio che il diritto al doppio contributo, se legittimo, dovrebbe essere pubblicizzato. Perché soltanto 47 nuclei familiari, e gli altri che sono nella stessa situazione no?
Ma ve lo immaginate se tutte le famiglie che si trovano nelle stesse condizioni, ma che ricevono oggi un contributo ‘normale’ seguissero l’esempio delle 47 famiglie citate? Quanto pagherebbe il Comune, cioè lo Stato, cioè tutti noi, di autonoma sistemazione in più? E poi con quale faccia, ci si viene a dire, sindaco Cialente, che ci vuole la tassa di scopo, che “chissà se basteranno i soldi per la ricostruzione” e altre amenità del genere? Non dovrebbe il primo cittadino guardare un po’ di più a quel che succede in casa propria, a che cosa combinano i propri dirigenti e funzionari?
La politica per il momento tace, o parla poco. Dicono che qualche consigliere comunale abbia chiesto gli elenchi dei nuclei familiari con doppia residenza per verificare quel che sta accadendo. Qualcosa sarebbe venuto fuori dalle ‘segrete stanze’, ma qualcuno avrebbe subito messo in funzione la sordina. Francamente gli aquilani vorrebbero saperne di più (G.D.R.).