L’AQUILA – Le cicatrici lasciate dalle fratture nate quando porzioni della crosta terrestre scivolano le une sotto le altre: e’ qui che avvengono i terremoti piu’ potenti e devastanti. La scoperta, pubblicata sulla rivista
Solid Earth, e’ stata coordinata da Dietmar Mueller dell’Universita’ australiana di Sydney.
Gli eventi sismici piu’ violenti si verificano soprattutto lungo le fratture della crosta terrestre, in coincidenza con le zone di subduzione, ossia nelle zone in cui i movimenti tettonici portano le placche terrestri a scivolare l’una sotto l’altra. I ricercatori hanno esaminato circa 1.500 terremoti a partire dal 1900, incrociandoli con la mappatura dei dati geofisici delle zone di frattura e di subduzione. ”Abbiamo scoperto che l’87% dei 15 terremoti piu’ potenti (magnitudo 8.6 o superiore) e la meta’ dei 50 eventi sismici piu’ potenti (magnitudo 8.4 o superiore) del secolo scorso sono associati a regioni di intersezione tra zone di frattura oceaniche e zone di subduzione”, afferma Mueller.
Tra i piu’ potenti terremoti accaduti in queste regioni di intersezione ci sono, ad esempio, quelli di Tohoku-Oki, avvenuto l’11 marzo 2011 nell’Oceano Pacifico, quando il Giappone venne devastato dallo tsunami, accanto a quello di Sumatra del dicembre 2004, quando la grande onda dell’Oceano Indiano investi’ gran parte delle coste del Sud-Est asiatico. Considerando che la generazione di un terremoto e’ un processo molto complesso, i ricercatori non hanno ancora compreso completamente il motivo per cui grandi terremoti avvengono nelle aree di intersezione. Suggeriscono che la causa sia riconducibile alle proprieta’ fisiche delle zone di frattura: ”le aree soggette a movimenti di subduzione sono bloccate – osservano – e quindi in grado di accumulare energia per lunghi periodi di tempo”.