L’AQUILA-La catastrofe della miniera di Monongah 105 anni fa in West Virginia nel giorno di Babbo Natale costò la vita a mille minatori, almeno 500 dei quali italiani, ed a molti bambini. Monongah negli Stati Uniti è la Marcinelle americana: l’ecatombe del 6 Dicembre 1907, tuttavia, è ancora sconosciuta al cinema ed alla letteratura, salvo rare eccezioni. Molti i molisani, abruzzesi e anche aquilani tra le mille vittime. Il numero dei caduti italiani fa della tragedia mineraria di Monongah la più grave mai abbattutesi sulla comunità italiana. A Monongah, nel cuore minerario degli Stati Uniti, si consumò una tragedia incredibile. La stima ufficiale delle vittime è per difetto perché i morti furono più di 900, di cui 500 italiani: neanche un terzo dei minatori era registrato.
TRA I MORTI TANTI RAGAZZI
Fra le centinaia di corpi moltissimi europei emigrati in cerca di fortuna in America. Alcuni di loro erano appena dei ragazzini. I corpi di 135 vittime non identificate vennero sepolti in una fossa comune. Alle vittime ufficiali sono da aggiungere bambini, amici e aiutanti che ogni minatore “regolarmente assunto” portava con sé, senza l’obbligo di comunicarlo al datore di lavoro. In un primo momento, secondo il rapporto della Commissione Amos, sembrava che le vittime fossero “circa 350” ma già nei giorni immediatamente successivi alcuni resoconti giornalistici parlarono di 425 morti. Leo L. Malone, General Manager delle due gallerie, riferì alla stampa che la mattina della sciagura all’ingresso nell’impianto erano stati registrati 478 uomini, e che comunque tale numero non includeva circa 100 altri lavoratori (tra cui conducenti di muli, addetti alle pompe, “raccoglitori” ragazzini) non soggetti alla registrazione.
UNA CAMPANA PER COMMEMORARE LE VITTIMEI
In un quotidiano della capitale Washington una corrispondenza datata 9 Marzo 1908 riferì di 956 vittime. Oggi la statua “All’Eroina di Monongah”, una campana pontificia e una lapide commemorano le vedove e gli orfani di tutti i minatori. Monongah con i suoi mille morti rappresenta oggi l’icona del sacrificio dei lavoratori italiani costretti ad emigrare per poter sopravvivere. Onoriamo l’emigrazione sepolta e tutte le vittime di ogni tempo. Anche le più recenti nel Mar Mediterraneo. Delle quali l’Italia chiede perdono.