L’AQUILA – “Il progetto di Legge sui tartufi che sarà portato domani in Consiglio regionale è frutto di un grande confronto, portato avanti in questo ultimo anno e mezzo, dalla Direzione Politiche agricole che ha recepito le istanze di tutto il mondo micologico abruzzese che vede al suo interno 6.000/7.000 tartufai. Voglio ricordare a coloro che oggi polemizzano, che le Associazioni più rappresentative hanno sollecitato a più riprese l’approvazione di questa normativa che costituisce un’opportunità di crescita e consolidamento per tutto il settore adeguandolo ai rinnovati scenari”. E’ quanto dichiara l’assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo, che coglie l’occasione per replicare alle dichiarazioni dei rappresentanti dell’Alirta, Associazione libera raccolta tartufi, che “hanno avuto – sottolinea Febbo – numerose occasioni per avanzare le loro istanze e solo oggi, quando la Legge è finalmente giunta in Consiglio, si affrettano a polemizzare ed annunciare battaglia. Trovo che questo sia un atteggiamento discutibile e tutt’altro che costruttivo”. “L’Abruzzo – prosegue l’assessore regionale – in quanto a produzione di tartufi è la seconda regione d’Italia alle spalle del gigante umbro. La nuova legge che disciplina raccolta, commercializzazione, tutela e valorizzazione dei tartufi, punta a rafforzare in modo significativo tutta la filiera produttiva con l’obiettivo di incentivare nuove e concrete possibilità di creare reddito, ciò che in passato non avveniva. Puntiamo a creare le basi per una effettiva specializzazione in modo che il tartufo, così come è avvenuto per altre nostre eccellenze, si consolidi e diventi un prodotto tipico abruzzese. Stiamo lavorando per uscire definitivamente dalle secche di una commercializzazione che a livello nazionale è dominata dai pregiati tuberi dell’Umbria e del Piemonte rispetto ai quali i nostri prodotti non hanno nulla da invidiare. E’ bene precisare che per quanto riguarda l’aumento della quota del pagamento dei tesserini, che ritengo rappresenti un importo minimale rispetto a quanto movimenta il mercato dei tartufi, le nuove risorse saranno destinate alle politiche di valorizzazione, compatibilmente a quanto previsto dal nuovo progetto di legge nazionale. I proprietari delle tartufaie coltivate non sono tenuti a pagare anche in virtù di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale che ha previsto la distinzione tra chi coltiva, e quindi ha fatto un investimento per una vera e propria attività economica, e chi invece raccoglie i tartufi nei terreni incolti e nei boschi. Il Creat, Centro Regionale Tartuficoltura, inoltre, rappresenta una struttura di pregio per l’Abruzzo, basti vedere le numerose e prestigiose pubblicazioni a livello nazionale, in quanto permette a tutto il settore di crescere dal punto di vista qualitativo. Il suo laboratorio di Casoli svolge le analisi sulle piante prodotte nel vivaio dell’Aquila e per i tanti privati che le richiedono”. “Per quanto concerne la reversibilità – conclude Febbo – è doveroso sottolineare che la nuova Legge che è andata a modificare la n.227/2001 stabilisce che dopo 15 anni i boschi possono ritornare ad essere terreni agricoli”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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