L’AQUILA – Si è chiusa all’alba l’operazione denominata ‘Cloning Connection’ che ha portato all’arresto di 55 affiliati ad un’organizzazione criminale radicata in Bulgaria ma estremamente ramificata nei paesi europei, dedita alla clonazione di migliaia di carte di credito. Il clan era riuscito ad impossessarsi nel giro di due anni di circa 36 milioni di euro. L’operazione è stata portata a termine da polizia e carabinieri. Gran parte delle persone prese di mira dalla banda sono risultati essere cittadini aquilani che avrebbero rubito un danno patrimoniale ingente. Va detto che l’inchiesta è stata avviata dopo una serie di persone residente a Teramo e a Roma. E’ stata poi trasferita alla procura aquilana per competenza.
TRENTOTTO ARRESTI IN BULGARIA, UNO IN OLANDA E 16 IN ITALIA
38 arresti sono stati eseguiti in Bulgaria ed 1 in Olanda. I restanti 16 in diverse località italiane. Gli arrestati sono di nazionalità bulgara, italiana e romena. L’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica dell’Aquila ha fatto scattare inoltre 70 provvedimenti restrittivi . Agli indagati sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata a frodi informatiche, alla clonazione e all’indebito utilizzo di carte di pagamento.
L’INDAGINE
L’indagine ha preso le mosse nel 2010 dopo una serie di segnalazione di bancomat manomessi in provincia di Teramo e Roma. Nel corso dei due anni, il pool interforze in investigatori aveva già tratto in arresto 49 affiliati sorpresi sul territorio italiano in flagranza di reato. Le indagini successive, supportate da intercettazioni telefoniche, ambientali e tecnologie qualificate hanno portati gli investigatori ad individuare sede del gruppo criminale – nella città di Plovdiv (bulgaria) – e tutta la pianificazione e l’organizzazione del sodalizio criminale.
COME OPERAVA L’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
La strategia consisteva nel suddividere in ‘cellule operative’ i numerosi componenti che rispondevano ad un ‘capo cellula’ responsabile di tutte le attività delittuose. Ogni ‘capo cellula’ aveva il compito di coordinare decine di soggetti dediti alla manomissione degli sportelli. La comunicazione tra le ‘cellule’ avveniva attraverso l’utilizzo di sistemi elettronici, come SKYPE, con linguaggi in codice. Gli affiliati comunicavano periodicamente per scambiarsi i codici delle carte di pagamento.
LA TRUFFA
Le ‘cellule’ erano i grado non solo di capire i codici delle carte bancomat inserite dai tirolari nello sportello bancario, ma di creare dei file cifrati e trasmetterli per via telematica ai vertici in Bulgaria. Da quel momento in poi, i vertici del sodalizio li archiviavano e, sempre per via telematica, li inviano alle ‘cellule operative’ sul territorio incaricate di effettuare i prelievi di denaro presso gli altri sportelli bancomat di solito in Perù e Santo Domingo. I proventi dell’illecito venivano poi trasferiti attraverso voli intercontinentali – con scalo in Olanda e riciclaggio con società con sede a Sofi – per arrivare poi in Bulgaria
Le indagini hanno accertato che il gruppo criminale riusciva ad incassare 50 mila euro al giorno, per un importo complessivo calcolato in 2 anni di 36 milioni di euro. Una parte di essa serviva per finanziare i referenti territoriali, i ‘capi cellula’ con viaggi in località turistiche, soggiorni in hotel di lusso ed eventi mondani di vario genere.
Nelle perquisizioni sono emersi veri e propri laboratori, con ingenti quantità di materiale elettronico e informatico utilizzato per la manomissione dei bancomat.
I CARABINIERI: LE FRODI INFORMATICHE SONO UN VERO CANCRO
“Le frodi informatiche rappresentano per la collettivita’ un vero e proprio cancro. Le clonazioni di carte di credito e bancomat ma anche la falsificazione monetaria rappresentano un fenomeno devastante”. Lo ha detto il colonnello Alessandro Gentili, responsabile del Nucleo antisofisticazione monetaria dei carabinieri, nel corso della conferenza in cui e’ stata data notizia dello smantellamento di un’organizzazione criminale di italiani e bulgari da parte della Procura della Repubblica dell’Aquila specializzata appunto nella clonazione di carte di credito e bancomat. “La Bulgaria – ha aggiunto – e’ una realta’ da attenzionare molto perche’ in questa nazione c’e’ la capacita’ di adeguarsi giornalmente per poter attaccare i circuiti bancari. La criminalita’ investe nella ricerca e quella bulgara e’ attenta. Da nostre indagini – ha detto sempre il colonnello Gentili – abbiamo scoperto come in Bulgaria ci sia la fabbricazione di banconote da 200 e 500 euro false ma di eccellente fattura. Anche un recente convegno che si e’ tenuto pochi giorni fa a Roma tra l’Associazione bancaria italiana (Abi) e gli stessi circuiti delle carte di credito e’ emerso come una delle emergenze piu’ grosse dell’Europa c’e’ appunto la falsificazione monetaria e la clonazione di carte di credito. Il mandato di arresto europeo – ha concluso l’ufficiale dell’Arma – rimane lo strumento senza il quale noi non potremmo fare nulla”.