L’AQUILA – Solo pochi mesi fa dal Comune tuonavano contro l’Inps e il Governo, che richiedono indietro i nostri tributi non versati in maniera arbitraria e priva di chiarezza. Si diceva che L’Aquila non avrebbe sopportato un ennesimo colpo del genere.
Tutto giusto. Peccato che quando tocca all’amministrazione gestire il problema del pagamento degli arretrati – come nel caso della Tarsu o delle bollette del Progetto c.a.s.e. – il trattamento è anche peggiore.
Altro che epicentro della crisi, altro che trasparenza. Con un calcolo forfettario, approssimativo e maldestro (come dimostra lo studio di “Cittadinanze”), si presenta un conto salato ai cittadini. Senza nemmeno degnarsi di effettuare prima con chiarezza e trasparenza un reale conteggio sui consumi delle singole utenze all’interno degli alloggi del Progetto c.a.s.e.
Riteniamo indubbiamente giusto che i consumi effettivi debbano essere pagati, ma è intollerabile che venga chiesto anche più del dovuto e in questo modo. Senza nemmeno tenere minimamente conto delle enormi difficoltà che affrontano in questo frangente le fasce sociali più deboli, tra disoccupazione, precarietà e ricostruzione al palo.
Durante l’ultima campagna elettorale tutti si riempivano la bocca delle parole equità e redistribuzione. Oggi l’errore storico del Progetto c.a.s.e. viene fatto pagare ai cittadini, comprese le luci perennemente accese, i vialetti e i giardinetti, la cui realizzazione e conformazione non è mai stata concertata con i cittadini da Protezione Civile e Comune. Quando si stava realizzando in regime di stato d’emergenza un’opera faraonica e ingestibile i cittadini venivano chiamati “sfollati”, ora sono diventati semplici “condomini”?
Ribadiamo inoltre che il Comune, proprietario del Progetto c.a.s.e., è stato pieno complice della localizzazione e della realizzazione dello stesso fin dall’estate del 2009. Da quasi quattro anni continuiamo a sottolineare l’abominio urbanistico e storico del Progetto c.a.s.e., che ci sembra ancora più palese ora che i problemi di gestione e manutenzione vengono a galla. Da quasi quattro anni continuiamo a proporre una microzonazione sociale che possa garantire e differenziare, anche all’interno del Progetto c.a.s.e., le fasce più deboli e i redditi più bassi.
Due giorni fa in Commissione Bilancio il consigliere di maggioranza Di Nicola riteneva “indecoroso” l’incitamento ai cittadini nel ribellarsi a questa ingiustizia. Noi ci auspichiamo l’esatto contrario: da troppo tempo la città subisce passivamente le decisioni ingiuste che quotidianamente passano sopra le nostre teste. Viviamo ogni giorno in prima persona il disagio, l’alienazione di vivere in non luoghi di una non-città, senza servizi, abbandonati all’attesa ed all’incertezza. E’ giunto il momento di dire basta.
Comitato 3.32