L’AQUILA – “Il mercato coperto sotto piazza Duomo è uno sfregio al tessuto urbano della città”- Queste le parole con le quali nel giugno 1958, l’allora assessore ai lavori pubblici (della giunta di Federico Trecco), il compianto ing. Pier Luigi Inverardi bollò il “progetto Tudini”. Presentato, va detto, dal Capostipite (cittadino di Pizzoli) delle imprese edili Tudini (poi Tudini-Talenti) che realizzarono a quel tempo alcuni nuovi quartieri romani.
Tudini, forte dei buoni risultati imprenditoriali avuti a Roma, manifestò il desidero di donare all’Aquila un’opera, che lo ricordasse come uomo di successo fatto da sé. Il progetto prevedeva appunto la costruzione del mercato sotterraneo con relativi “banchi di vendita”, da assegnare a pagamento agli ambulanti ed agli ortolani di S.Elia e della Rivera, de “la piazza de lo mercato”.
Dove principiò L’Aquila del Duecento, per l’incontro che s’ebbe colà, e n’era confino, delle genti della Roma di Sallustio e di quelle dell’italico Guerriero. Piazza coeva con quelle intatte delle più importanti città medioevali, come Siena e tante altre che ancora oggi le mantengono radicate all’idea comunitaria che le ispirò.
Nel 1960 furono proprio gli ambulanti strenui oppositori al mercato sotto pizza Duomo.
Non pochi ricorderanno (come chi scrive- n.d.r.) la “marcia” sulla “casa municipale” (allora nel palazzo di Santa Maria dei Raccomandati in coro Vittorio Emanuele) dei cento e più ambulanti, guidati dalla “regina del mercato”, la possente “Pascucciona” temuta non poco dagli amministratori del tempo.
Agli inizi degli anni Settanta, sempre del secolo scorso, ci fu una sorta di ravvedimento degli stessi ambulanti, ormai ridotti a quale decina (ancora non erano giunti i cinesi) perché fu loro prospettato un mercato coperto sull’area del palazzo dell’Eca (ente comunale di assistenza) di via Marrelli.
Fece loro da sponda la mancanza di fondi per realizzare l’opera.
Poi (siamo alla fine del 1989) si prospettarono loro i mercati rionali, rifiutati dai più con la “potente” opposizione al trasferimento dell’antico mercato, divenuto nel frattempo attrazione cittadina, come lo sono quelli delle antiche città italiane.
Di recente – narrano le cronache – una “cordata di imprenditori” ha presentato al Comune un progetto per la costruzione sotto il “cuore della città”di un parcheggio con galleria commerciale.
Il lessico è aggiornato: i banchi di vendita per gli ambulanti del 1958 sono divenuti “galleria commerciale”.
Quel che non è stato aggiornato – e giustamente – è l’aquilanità urbanistica (tutelata dai beni culturali) di quel luogo, che comunque toccato ferirebbe ogni cittadino ancor più del terremoto subito.