L’AQUILA – Era stato condannato per aver chiesto denaro in cambio di raccomandazioni per l’assunzione diretta presso uffici pubblici, vantando conoscenze importanti. Nel maggio dello scorso anno, il Giudice del Tribunale di L’Aquila, ha applicato la pena patteggiata di un anno e dieci mesi di reclusione ad un avvocato aquilano, contestandogli il reato di millantato credito. La notizia si e’ diffusa sui media a fine gennaio scorso. Poi, e’ arrivato anche il conto del Fisco. I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di L’Aquila, infatti, dopo aver acquisito gli atti del procedimento penale, hanno avviato una verifica fiscale al fine di quantificare le somme percepite dall’avvocato per sottoporle a quella che, tecnicamente, e’ definita “tassazione dei redditi derivanti da attivita’ illecite”. Principio, questo, introdotto nell’ordinamento tributario con una legge finanziaria del 1994, la n. 537/93 (c.d. Legge Gallo) che assoggetta a tassazione: “i proventi derivanti da fatti, atti o attivita’ qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non gia’ sottoposti a sequestro o confisca penale”. Dalla ricostruzione sotto il profilo fiscale operata dai finanzieri e’ emerso che l’avvocato, era riuscito a farsi consegnare da diverse persone, speranzose di ottenere un impiego pubblico, in appena poco piu’ di un anno, ben 230 mila euro rigorosamente in contanti. Da qui, la contestazione di omessa dichiarazione di tali redditi nonche’ di violazione alla normativa antiriciclaggio, che prevede una sanzione particolarmente pesante e correlata all’ammontare delle somme di importo superiore alla soglia prevista dalla legge, trasferite tra soggetti diversi, in contanti. Alle conseguenze penali si aggiunge quindi ora il conto, salato con il Fisco.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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