L’AQUILA – ”L’Ente regionale per il servizio idrico integrato (Ersi) – che dovrebbe essere istituito entro maggio -, nasce con 25 mln di debiti non suoi, a causa della grave situazione che eredita”. Lo ha detto il commissario per la gestione del Sistema Idrico Integrato, Pierluigi Caputi che lancia un vero e proprio allarme al Consiglio regionale e alle forze politiche.
”Gli Ato – rileva lo stesso Caputi – sono impossibilitati alle attivita’ di competenza per i mancati rimborsi e pagamenti da parte dei soggetti gestori”. Dai bilanci 2011 emergono crediti per oltre 200 mln. La possibilità di trovare soluzioni occasionali ad un problema strutturale non è più possibile. La situazione è divenuta oramai insostenibile. Come è noto, infatti, il Servizio Idrico Integrato in Abruzzo è gestito da sei Società a totale partecipazione pubblica (Gran Sasso Acqua Spa, CAM Spa, SACA Spa, ACA Spa, Ruzzo Reti Spa, SASI Spa). Le società, che presentano situazioni gestionali molto diverse, sono accomunate per lo più da una serie di fattori negativi, come si evince dalle criticità rilevate nei Bilanci 2011, che risultano essere poco trasparenti ed affidabili, a causa di una situazione debitoria molto significativa, con rilevanti problemi di liquidità, e crediti a bilancio di cui si ha più di un dubbio sulla reale esigibilità. Non possono sfuggire che anche in questa situazione esistono buone pratiche consolidate, quali la situazione gestionale e finanziaria della Gran Sasso Acqua, e l’opera di risanamento da poco avviata da parte della Sasi Spa. Dai dati complessivi dei bilanci delle sei Società di Gestione (Bilanci 2011) emerge: Debiti Totali: oltre 300 milioni di euro; Crediti Totali: oltre 200 milioni di euro; Ricavi Totali: oltre 145 milioni di euro. Nei bilanci sono impropriamente patrimonializzate le reti-beni demaniali per oltre 300 milioni di euro, ma come è evidente sono inutilizzabili come garanzia per i terzi.

SERVIZIO IDRICO: CHIODI CHIEDE CONSIGLIO STRAORDINARIO

 La convocazione urgente di un Consiglio regionale straordinario che “affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo” e’ stato richiesta dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano. “Si tratta – ha detto Chiodi – di vera emergenza. I risultati della nostra ‘due diligence’ sono evidenti. A dare soluzione non bastano piu’ le azioni del Governo regionale ne’ tantomeno quelle di un Commissario, perche’ occorre che le Assemblee dei sindaci, presiedute dai presidenti delle Province e soprattutto dai Comuni, che sono proprietari delle societa’, abbiano consapevolezza del punto di non ritorno cui si e’ giunti. I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi. La Regione Abruzzo – prosegue Chiodi – non puo’ commissariarli, ma li mettera’ presto di fronte alle loro responsabilita’. La musica – conclude il presidente della Regione – dovra’ cambiare”. Nella richiesta di Consiglio regionale straordinario, Chiodi chiede anche l’audizione del Commissario unico regionale, Pierluigi Caputi
 
IDV, TARDIVO L’ALLARME DI CAPUTI 

“E’ tardivo il grido di allarme del Commissario Caputi sulla gestione del servizio idrico in Abruzzo”. Lo afferma in una nota Carlo Costantini, capogruppo Idv in consiglio regionale facendo riferimento alle recenti dichiarazioni di Pierluigi Caputi, Commissario unico per la gestione commissariale del Sistema idrico integrato. “E’ vero, infatti, – prosegue Costantini – che i Sindaci (ovviamente non tutti, ma la stragrande maggioranza) sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo, in cambio di contropartite di stampo esclusivamente clientelare. E’ vero anche che, sempre i Sindaci, pure di recente, hanno premiato, confermando con votazioni quasi plebiscitarie, gli attuali consigli di amministrazione, a dimostrazione ulteriore di quanto siano ormai compromessi in questo scandalo. Ma e’ altrettanto vero – osserva Costantini – che di fronte alle ripetute e macroscopiche violazioni di legge delle attuali gestioni – peraltro per anni stranamente ignorate sia dalla magistrature penale (anche in questo caso, in verita’, non tutta), che da quella contabile – il Commissario Caputi avrebbe potuto fare molto di piu’ e non limitarsi a richiamini e reprimende apparsi in molti casi solo un modo per prenderne le distanze e precostituirsi una linea difensiva. Oggi – conclude il capogruppo Idv – non ci ritroveremo con un buco di centinaia di milioni di euro, che rappresenta in assoluto, per le modalita’ con le quali si e’ determinato, il piu’ grande costo della politica della storia dell’Abruzzo”.
 
 CISL, DENUNCIA TARDIVA CAPUTI SI DIMETTA 

“In questi mesi la situazione non poteva che aggravarsi e prendiamo atto che finalmente il Commissario dell’ATO Regionale ERSI, Ing. Caputi, ha avuto il coraggio di rappresentare alla collettivita’ abruzzese lo stato delle sei Societa’ di gestione pubblica che hanno avuto in house il servizio” idrico. E’ quanto scrivono, in una nota, la Cisl Abruzzo e la Femca Abruzzo. Il sindacato si augura, ora, “che l’Ing. Caputi si dimetta per non avere denunciato in tempo questa situazione che ha determinato l’ulteriore aggravarsi di sintomi ben presenti gia’ da diversi anni. Affidare ai Comuni che hanno gestito in questi anni il servizio in rappresentanza pubblica, come viene proposto, e’ assolutamente improponibile. Il 3 maggio 2012, la CISL Abruzzo, insieme alla FEMCA regionale, lanciava un forte allarme sulle difficili condizioni del Servizio Idrico Integrato della regione Abruzzo richiedendo un immediato cambiamento. Essere stati inascoltati – affermano Maurizio Spina e Donatino Primante – ha reso quasi irrecuperabile la realizzazione di un progetto di riforma in grado di continuare la gestione pubblica del servizio idrico. La gestione dell’acqua rimane un esempio emblematico di un vecchio modo di gestire la cosa pubblica e di come la politica ostacola i processi di cambiamento ormai non piu’ rinviabili. Il quadro economico-finanziario rappresentato e’ ancor piu’ grave, in quanto il bene demaniale, rappresentato dal patrimonio delle reti, che ammonta a circa 300 milioni di euro, non puo’ e non deve essere inserito nelle poste di bilancio. Se a tale quadro aggiungiamo lo stato debitorio delle Societa’ (ad eccezione di L’Aquila rifinanziata per il problema del terremoto) e lo stato delle reti, possiamo affermare che siamo in presenza di una gestione fallimentare del servizio pubblico, interpretato dalla politica come strumento di potere e di ricerca di consenso clientelare. E’ giunta l’ora – affermano infine Spina e Primante – che la Regione metta insieme i Comuni e costituisca un’unica societa’ pubblica, se ancora siamo in tempo, radicata sul territorio, gestita con efficienza ed economicita’, con l’individuazione di manager all’altezza della gestione del servizio pubblico, legato ai risultati, al fine di dimostrare, una volta tanto, che il servizio pubblico puo’ essere un’opportunita’ per la collettivita’
Condivisione.

Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

  • Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666
  • Direttore responsabile: Christian De Rosa
  • Editore: Studio Digitale di Cristina Di Stefano
  • Posta elettronica:
  • Indirizzo: Viale Nizza, 10