E’ un momento convulso, caotico, incerto quello che la città sta vivendo con la ricostruzione che rischia di naufragare nel mare di una grande confusione. Certo, neppure i più pessimisti avrebbero immaginato una fase del genere e meno che meno il sindaco Massimo Cialente da sempre convinto che il passaggio dalla gestione straordinaria della ricostruzione a quella ordinaria, la creazione dell’Ufficio speciale, il concorsone, il concorsino e il resto, sarebbero stati il tocco di bacchetta magica per ricostruire L’Aquila, e che lui, il sindaco, sarebbe passato alla storia come l’artefice della città nuova, dell’Aquila rinata dalle ceneri del terremoto. Ambizione legittima, ma oggi lo spettacolo che abbiamo sotto gli occhi è ben diverso.
Il sindaco, ‘vittima’ ancora una volta delle proprie esternazioni, si ritrova a fare i conti con qualcosa che non aveva previsto. Su di lui pende una minaccia di revoca del prefetto Alecci per la singolare protesta della fascia tricolore restituita a Napolitano e delle bandiere fatte togliere dalle scuole e dagli edifici pubblici. Allo stesso tempo dal governo non arrivano certezze. Dei finanziamenti deliberati dal Cipe (980 milioni), non è ancora nelle casse comunali la prima tranche di 225 milioni che dovrebbe arrivare mercoledì. Del resto si sa poco.
LA ‘FUGA’ DI BARCA E IL FIATO CORTO DELLE IMPRESE
L’ex ministro Fabrizio Barca avrebbe sbloccato 500 milioni prima di andarsene, poi ha preso la tessera del Pd e si è dato, come dicono a Roma. Ora pensa al congresso del suo partito. L’amore con Cialente e gli aquilani sembra finito da un pezzo, se mai c’è stato. Intanto le imprese finanziate col contributo diretto (non quello agevolato inventato da Giulio Tremonti, che metteva i soldi in banca, tutti i soldi, da subito), le imprese, si diceva, sono con l’acqua alla gola per mancanza di soldi e molti cantieri si sono fermati.
L’UFFICIO SPECIALE NON FUNZIONA
Di più. L’Ufficio speciale del ‘ricostruttore’ Aielli, è tuttora al palo e non funziona per ammissione dello stesso dirigente da 200.000 euro lordi l’anno. Sui tavoli dell’Ufficio giace qualche migliaio di pratiche protocollate ma ancora tutte da esaminare, ed è impossibile dire quando i nuovi istruttori potranno cominciare a farlo. Nel frattempo sono bloccate per mancanza di fondi circa 2.000 richieste di finanziamento già esaminate dalla ex filiera (Fintecna, Reluis e Cineas). Al Genio Civile sono arrivati una quarantina di tecnici da Abruzzo Engineering, ma anche qui le pratiche da smaltire (sono quelle delle case E della periferia) ammontano ad alcune migliaia.
LA PROTESTA DEL SINDACO, COMUNE NELLA BUFERA
Di fronte a questo autentico caos che forse in pochi avevano previsto, la protesta del sindaco è sì un segnale forte al governo e alla burocrazia romana, ma non appare risolutiva. Il governo, anzi, si è irrigidito e il vice ministro Bubbico all’Aquila non s’è visto. Il sindaco è convinto che “la città è stata abbandonata”, ma in consiglio comunale non tutti sono d’accordo con lui. Chiodi, il governatore, afferma che il sindaco non va lasciato solo (giustamente), ma è sferzante quando sottolinea la sua tendenza spasmodica a trovare comunque un nemico con cui prendersela a ogni occasione. Prima era lo stesso Chiodi questo ‘nemico’, oggi è il governo di Roma. Un atteggiamento, aggiunge il governatore, che ha portato Cialente a isolarsi.
IL GOVERNO NON HA GRADITO
In effetti, il governo non ha gradito affatto la protesta del sindaco che, afferma, avrebbe dovuto seguire la via della correttezza istituzionale. Che cosa accadrà adesso? A parte i 225 milioni che Cialente giudica già in cassa, per il resto c’è solo da incrociare le dita al punto che è lecito chiedersi se fosse davvero il caso insistere per la gestione ordinaria, la famosa bicicletta che Cialente ha voluto a tutti i costi.