E adesso che il tricolore è tornato a sventolare sul pennone del palazzo civico a Villa Gioia, che cosa cambia per l’Aquila e gli aquilani? Ripristinata, diciamo pure, la legalità dal gesto simbolico dei due consiglieri d’opposizione De Matteis e Ferella, e con la bandiera nazionale rimessa al suo posto, che cosa potrà mai cambiare per questa città che si sente tradita dal governo e dai suoi amministratori? Non cambia niente come ha rilevato con molta rabbia e un po’ di filosofia spicciola il popolo del web. Loro si divertono con le proteste, dicono sulla rete, smontano e rimontano la bandiera, rispediscono a Roma la fascia tricolore, fanno proclami, minacciano rimozioni (leggi il prefetto Alecci), ma di concreto che cosa succede? Nulla di nulla. I soldi per la ricostruzione non arrivavano prima e non arrivano adesso. Promesse erano quelle fatte dal governo prima e promesse sono quelle che ha rimediato qualche giorno fa Cialente nelle sue peregrinazioni nei palazzi romani. Il quale Cialente non si stanca di indicare capri espiatori e trova il modo di attaccare di nuovo il governatore ed ex commissario Gianni Chiodi. Sarebbe sua la colpa (di Chiodi) se i finanziamenti non si vedono, perché, questa è nuova, avrebbe fatto credere al governo che i soldi avuti in precedenza sarebbero bastati. Risibile, per non dire altro. Mai un pretesto del sindaco era stato poco credibile come questo. Ma andiamo avanti. I soldi, dunque, continuano a non esserci, con buona pace di De Matteis e Ferella e dello stesso sindaco, a cui va aggiunto il presidente del consiglio comunale Benedetti che si è lanciato in un’appassionata difesa legalistico-istituzionale del primo cittadino: “Avete tradito, ha detto a Ferella e De Matteis, il deliberato del Consiglio comunale che aveva votato di non lasciare solo il sindaco”. Chiacchiere, caro Benedetti, parole, argomentazioni dal sapore accademico, ma la verità è una soltanto: il governo in cui Cialente ha “tanti amici a sinistra e a destra” come ha detto in una recente intervista televisiva, continua a ignorarci. Per cui dobbiamo accontentarci di ciò che passa il convento: i 980 milioni della delibera Cipe che in un modo o nell’altro dovranno arrivare all’Aquila. Questi soldi, stanziati dal ‘cattivo’ governo Berlusconi (sì, sono ancora quelli) che avrà fatto pure le scuole di latta come dice Cialente, ma ha permesso a tutti gli studenti della città di tornare nelle aule cinque mesi dopo il terremoto, questi soldi, si diceva, non può toglierceli nessuno e dovranno darceli. E’ il miliardo e 400 milioni del cronoprogramma fatto dalla giunta per il 2013 che il governo deve trovare e che secondo noi non troverà almeno per ora.