L’AQUILA – Il governo non ha trovato i soldi per finanziare la ricostruzione dell’Aquila nel 2013. Nel consiglio dei Ministri di stamattina non se ne è fatto menzione. Sarebbe facile dire che era ampiamente nelle previsione e che lo abbiamo scritto proprio stamattina, ma quel che più meraviglia sono le dichiarazioni di Massimo Cialente, il nostro sindaco al quale abbiamo affidato la ricostruzione della nostra città eleggendolo alle ultime votazioni amministrative. Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così e tentare altre strade che tocca a lui trovare e non certo a noi o agli aquilani che aspettano di ricostruire le loro case.
Il governo che ha faticato a trovare un miliardo per rifinanziare la cassa integrazione in deroga, non era pensabile che trovasse 1 miliardo e 400 milioni per darli all’Aquila e al cratere. Cialente tutto questo lo sapeva, e ora minaccia mandare a casa il Consiglio comunale dimettendosi.
Ma ecco che cosa dice: ”Salvo ultimi ripensamenti, nel decreto di oggi L’Aquila non e’ presente. In una decina di giorni devono trovare i soldi, se non li trovano vuol dire che la citta’ e’ stata abbandonata, sarebbe una sentenza di morte”.’Bisognera’ prendere una decisione di responsabilita’- ha aggiunto- penso che parleremo con la maggioranza in Giunta dello scioglimento del Consiglio”, ha minacciato.
Prosegue cosi’ la mobilitazione del sindaco dopo che la scorsa settimana per accendere i riflettori sulla necessita’ di finanziamenti ha spedito la sua fascia tricolore alla portineria del Quirinale e fatto rimuovere il tricolore in tutti gli uffici pubblici, ricevendo di conseguenza un decreto del prefetto del capoluogo abruzzese, Francesco Alecci, che gli intima di cessare la protesta pena la possibile sospensione e infine la rimozione dall’incarico.
Evidenziando la scarsita’ di risorse attualmente disponibili, il primo cittadino ha spiegato che ”con 300 milioni si ricostruisce in 25 anni, credo che a quel punto non sara’ piu’ il caso di avere gli enti locali”.