“Se arrivano i 980 milioni della delibera Cipe possiamo tirare avanti fino ad agosto. Chiederemo altri soldi, è chiaro, ma si tratta di tutto un altro capitolo”. Aveva detto così l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano qualche mese fa. Oggi dobbiamo dire che aveva colto nel segno. I soldi del Cipe sono arrivati, ma ieri il Senato ha bocciato gli emendamenti che dovevano assegnare fondi aggiuntivi all’Aquila, e l’altro capitolo a cui accennava Di Stefano non s’è aperto. Copione rispettato dunque, nonostante le cortine di fumo. Restano i finanziamenti del Cipe, soldi veri, soldi pochi, certo, ma ‘maledetti e subito’. E allora teniamoceli, come aveva previsto l’assessore, e tiriamo avanti fino alla fine dell’estate. Con molta calma, il necessario realismo e la dovuta freddezza. E soprattutto senza clamori, in quanto sbraitare non serve. Anche perché gli strilli, le proteste più o meno vistose, le bandiere nazionali tolte e rimesse, la fascia tricolore rispedita a Roma e quant’altro, non risolvono i problemi. Di più: danno dell’Aquila un’immagine sbagliata e piagnona, che non è quella vera. Come se si fosse ricostruito poco o punto. Invece basta andare sul sito del ministero della Coesione territoriale per rendersi conto che oggi in città sono aperti e lavorano 2.300 cantieri di cui una trentina (pochissimi, è vero), nel centro storico; che 45.000 sfollati sono rientrati a casa, quelli che restano fuori (erano poco meno di 70.000 in tutto) alloggiano in abitazioni molto dignitose, non nei container dei terremotati emiliani, e che i tempi della ricostruzione indicati dall’ex ministro Barca non sono certo ere geologiche. E soprattutto una considerazione: dopo il terremoto di Messina, mai un sisma aveva coinvolto una città delle dimensioni della nostra. E allora diciamo pure che questi soldi del Cipe saranno sì pochi se confrontati a quelli previsti dal cronoprogramma del Comune, ma ci permettono di completare le case E della periferia e mettere mano a una parte consistente del centro storico. Un’altra considerazione, infine: il governo, nessun governo, potrà mai permettersi di non finanziare la ricostruzione dell’Aquila. Lo sa bene Cialente che è anche consapevole che i tempi non saranno brevi. Il 2018 è soltanto un traguardo teorico. Quanto ai risultati concreti che si raggiungeranno entro quella data, ce ne saranno, senza dubbio, ma è vietato fare previsioni.
Il senato dice ‘no’? andiamo avanti con i soldi del cipe
di GIANCARLO DE RISIO
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