L’AQUILA – Si è chiusa con un’ordinanza e non con una sentenza, l’udienza dibattimentale relativa al crollo del palazzo di via XX Settembre, al civico 123, dove morirono cinque persone e per il quale l’unico a rispondere dei reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo è il collaudatore statico, Leonardo Carulli, di 86 anni.
Il giudice del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, ha disposto al termine delle repliche del pm, delle parti civili e della difesa, il rinvio al 15 ottobre, data nella quale in contraddittorio tra loro, verranno sentiti i consulenti del pubblico ministero, Fabio Picuti e quelli della difesa, relativamente al tema dei telai del fabbricato e sui conteggi effettuati in sede progettuale. Aspetti secondo lo stesso giudice più pregnanti del divario esistente tra i consulenti .
Nell’udienza di oggi, il Pm Picuti, è tornato a ribadire come Carulli, (per il quale ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione) fosse di fatto il collaudatore statico dell’edificio e non come ha sempre sostenuto la difesa, il collaudatore tecnico-amministrativo. e seppur fosse così – ha aggiunto sempre il pm in aula – quando ha visto il telaio tipo nel progetto, avrebbe dovuto dire, bene, bell’esercizio, ma quali e dove sono i telai? . Nella sua replica il magistrato ha ribadito che in occasione della costruzione del palazzo non furono affatto osservate le prescrizioni antisismiche.
Inoltre furono adoperati materiali scadenti sia in relazione al cemento che al ferro. Il telaio – ha ribadito il magistrato – è stato fatto ignorando il fatto che l’ edificio dovesse resistere a onde sismiche provenienti da ogni direzione, ma non fu così . Picuti ha parlato anche di progetto maldestro che un bimbo delle scuole elementari avrebbe realizzato meglio . Le parti civili si sono adeguate alle richieste del pm. La difesa ha sostenuto che in relazione alle leggi antisismiche vigenti negli anni Cinquanta, e risalenti alla fine degli anni Trenta, il comportamento di Carulli che ha 88 anni, è stato ineccepibile chiedendo che venga scagionato.
L’ingegnere Leonardo Carulli, in qualità di collaudatore statico delle strutture portanti dell edificio è accusato di non avere adempiuto correttamente agli obblighi derivanti dall incarico ricevuto. Non avrebbbe accertato il rispetto della distanza minima delle staffe e lo spessore dei copriferri; infatti le strutture avevano una quantità di staffe inferiore al minimo imposto dalla normativa all’epoca vigente e con copriferro insufficiente; non avrebbe rilevato la realizzazione delle strutture in maniera rispondente alle prescrizioni . Sempre a Carulli, il pm Fabio Picuti contesta di aver rilasciato il certificato di collaudo statico in base ad un unica prova sui materiali, in particolare sui calcestruzzi eseguita sul quarto piano della struttura.
Sotto le macerie hanno perso la vita cinque persone: Piervincenzo Gioia, Katia Cialone, Rosina Di Filippo, Claudia Carosi e Anna Cocco. Altri inquilini sono riusciti a scappare facendosi largo tra i sassi ma riportando traumi indelebili sotto il profilo psicologico.