Ecco la lettera che Antonio Di Giandomenico ha inviato a ‘L’AquilaBlog’ e condiviso su FACEBOOK- La riprendiamo girandola alla onorevole Laura Boldrini, presidente della Camera oggi in visita nella nostra città.
Onorevole Presidente,
venuto a conoscenza della Sua visita all’Aquila, visita della quale non conosco le motivazioni, ed essendo impossibilitato, per impegni precedentemente assunti (da altri!), a venire a renderLe omaggio, così come si deve alla terza carica dello stato, sono a rivolgerLe rispettosa istanza: venga Lei dove sono io, con altri tre (in questo caso) aquilani, presso il locale Tribunale penale, situato provvisoriamente presso il nucleo industriale di Bazzano.
Se lo scopo della Sua gradita visita è quello di conoscere la situazione della nostra città a quattro anni e passa dal sisma, si renderà agevolmente conto del fatto che dopo quattro anni a L’Aquila molte cose sono ancora ferme, come diciamo noi con una colorita espressione dialettale, “L’Aquila sta come stea jiu sei dde aprile!”: la ricostruzione del centro storico è sempre più una chimera, anche grazie alla assoluta insufficienza dei fondi statali, le incursioni mediatiche della classe politica non sono cambiate da allora, la mancanza di lavoro e la precarietà mantengono la realtà sociale ed economica allo stato comatoso.
C’è una cosa però che va avanti: i processi contro i cittadini che in questi anni si sono spesi per una ricostruzione giusta, sicura ed ecologicamente compatibile.
Come ha sottolineato argutamente più di un osservatore, alcuni cittadini aquilani rischiano di passare l’estate al fresco delle aule del tribunale.
Luglio è per noi il mese dei processi, quelli che riguardano i procedimenti giudiziari avviati nei confronti di cittadini protagonisti negli anni scorsi delle iniziative volte a squarciare il velo di omertà che avvolgeva la città ad un anno dal sisma, quando tutto il centro storico era chiuso dai confini della cosiddetta zona rossa, e ai cittadini si impediva di vedere e constatare lo stato reale della loro città.
E domani, con inizio alle ore 9, presso il Tribunale di Bazzano si celebrerà il “processo alle carriole”. Ricorderà anche Lai il verbale di sequestro di una carriola “in pessimo stato di conservazione” effettuato il giorno delle elezioni provinciali del 2010.
Quella giornata fu solo l’ennesima di una serie di “domeniche delle carriole” partite con l’invasione della zona rossa il 14 febbraio dello stesso anno.
Il 1 luglio, quindi, ci sarà la prima udienza sul “sequestro di carriole”, tristemente o tragicamente noto in tutto il mondo, anche per effetto del ridicolo verbale di sequestro sopra citato, con cui furono prese in custodia le carriole di tre attivisti, colpevoli di voler, simbolicamente, rimuovere le macerie della loro città.
Ecco Presidente, il motivo per cui non posso assistere alla Sua visita all’Aquila. Con un po’ di buona volontà, potrebbe Lei stessa venire da noi, così, per conoscere un’altro pezzo della realtà aquilana a quattro anni dal 6 aprile, ed ascoltare voci diverse dai celebratori di professione, abituati solo e soltanto a celebrare se stessi, essendo sotto gli occhi anche Suoi, da domani, inesistenti risultati. Grazie per l’attenzione.
*cittadino senza città