L’AQUILA – Tra qualche giorno sarà reso noto, da parte del l’avvocato Luca Bruno nominato liquidatore dell’Accademia Internazionale dell’Immagine, il buco finanziario rilevato dall’esame dei documenti contabili. Dai rumors, sembra che sia attestato ben oltre i 2 milioni di euro dovuti in prevalenza a Equitalia, Inps, Inail (circa 1.200.000 euro), banche (circa 300.000 euro), dipendenti e docenti (circa 650.000 euro). Nulla toglie che i debiti accumulati siano ancora maggiori (2, 5 milioni di euro o più?).
Una prima riflessione merita lo scarto esistente tra l’entità di quel buco rilevato al 3 aprile 2009, data in cui era stato firmato un contratto di mutuo con la locale Cassa di Risparmio per un importo di 1.250.000 che avrebbe ricondotto ad un equilibrio di bilancio, e quello che sarà certificato all’ottobre del 2013. Contratto garantito dall’immobile di proprietà dell’Accademia del valore di 6-8 milioni, risoltosi a causa della sua distruzione per il venir meno della garanzia stessa. Una differenza non da poco, pari a circa 750.000 (oltre un milione?) di euro.
Una prima domanda da porsi è la seguente: quali sono state le cause di questa abnorme lievitazione avvenuta tra il 2009 ed il 2013?.
Cerchiamo di dare una plausibile risposta esemplificando al massimo i deleteri intrecci di una labirintica questione divenuta tale per una prevalente responsabilità della Regione Abruzzo, che insieme al Comune e alla Provincia dell’Aquila, aveva garantito fino al 31 dicembre 2008, l’erogazione di contributi annuali per circa 350.000 euro. Erogazione sospesa all’indomani del sisma (salvo 40 mila euro dati dalla Provincia), ad oggi mai più riattivata nonostante l’Accademia dell’Immagine fosse ed è tuttora giuridicamente in essere. Quali sono state le oscure ragioni di questa insana scelta?
Andiamo con ordine. Per gli anni 2009-2010, l’Accademia dell’Immagine ha continuato la sua attività in una forma ridottissima, a causa della mancate entrate pari, nel biennio considerato, a 700.000 euro. Con quali altre risorse finanziarie? Risposta: grazie alla solidarietà del mondo del cinema, che opportunamente sensibilizzato dal suo “inventore”, ex direttore e presidente onorario Gabriele Lucci con la parola d’ordine “Adottiamo l’Accademia” , è stato possibile incassare la bella cifra di circa 370.000 euro dalle donazioni, più 80.000 euro, se non andiamo errati dal MIBAC, risorse finanziare affluite in un apposito conto corrente con separata gestione contabile.
Una prima riflessione. Se la Regione Abruzzo avesse continuato ad erogare i fondi dovuti in base alla legge regionale n. 100, il provvidenziale, insperato importo aggiuntivo di ben 450.000 euro avrebbe consentito di destinare in buona parte quei contributi per il ridimensionamento del deficit di bilancio e contestualmente l’Accademia avrebbe potuto continuare la sua attività per gli anni 2011-2013 anche se prevedibilmente in modo ridotto (si pensi all’inagibilita del Cinema Massimo gestito dalla stessa e che occupava ben 4 dei 13 dipendenti messi invece subito in Cassa integrazione). Per inciso va rilevato che all’Accademia, lasciata letteralmente alla deriva, sono venuti a mancare anche i ricavi derivanti dalla sua splendida attività produttiva, ricavi sostanziosi pari a circa il 40% delle entrate complessive di bilancio. Quale altro Ente morale o Istituzione culturale abruzzese può vantare tale confortevole rapporto?
Nel frattempo, e siamo arrivati al maggio del 2011, cosa è successo?
Quegli stessi Enti istituzionali (Regione, Provincia e Comune dell’Aquila) che hanno tolto l’ossigeno finanziari all’Accademia, e che giuridicamente costituiscono l’Assemblea dei soci insieme all’Istituto Cinematografico della “Lanterna Magica”, stipulano una Convenzione della durata quinquennale con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema e con il MIBAC, in base alla quale viene stabilita l’apertura di una sede distaccata che attiverà un “Corso denominato ‘Documentario storico d’attualità’ finalizzato alla preparazione artistica e culturale di elevate professionalità che sappiano operare nell’ambito del reportage documentaristico e cinematografico (…) nel solco della consolidata tradizione didattica avviata dall’Accademia dell’Immagine”. Una prima cosa strana di questa Convenzione è che la “Lanterna magica”, il quarto socio di diritto dell’Assemblea dell’Accademia, non partecipi alla stipula della stessa. Perché e per volontà di chi è stata esclusa?
Da parte loro gli Enti si impegnano a reperire i locali, a sostenere le spese di primo impianto, allestimento e funzionamento e, sopratutto, ad erogare contributi annuali per 350.000 (Regione 300.000, Provincia 25.000, Comune 25.000), mentre il MIBAC verserà alla Fondazione ulteriori 200.000 euro per un totale di 550.000 euro.
Giunti a questo punto della nostra ricostruzione degli eventi i conti, né tanto meno la scellerata scelta di cui sopra, proprio non quadrano.
Prima domandina da quattro soldi: perché alla Fondazione sono stati garantiti contributi per 550.000 euro all’anno contro i consolidati 350.000 dati all’Accademia dell’Immagine fino al 2008, per un’attività peraltro di gran lunga inferiore a quella storicamente consolidata?
Seconda domandina: perché la Convenzione non è stata stipulata, come doveva essere, tra le due Scuole operanti nell’ambito cinematografico?
Altre domandine, e si potrebbe continuare all’infinito: quanti euro ha investito la Scuola Nazionale di Cinema per l’attivazione del Corso? Perché gli Enti stipulanti (Regione, Provincia e Comune dell’Aquila, si ripete) hanno accettato delle condizioni capestro disseminate come mine tra i 13 articoli della Convenzione come quella prevista nell’art. 9 : “In caso di mancato puntuale pagamento dei contributi alle scadenze previste, anche da parte di uno solo dei suddetti soggetti, la Fondazione è autorizzata a sospendere i corsi, non rispondendo in nessun caso dell’interruzione dell’attività didattica e restando totalmente indenne a ogni e qualsivoglia richiesta risarcitoria?”.
In attesa che siano dati i dovuti chiarimenti da parte dei principali responsabile Istituzionali del “programmato” dissesto finanziario dell’Accademia e delle insulse scelte sino a qui operate, si invoca il semplice buon senso per ribadire:
1) l’Accademia dell’Immagine non deve morire;
2) la sua ri/nascita, più che fattibile sotto ogni punto vista (anche finanziario rinegoziando i debiti in essere e potendo inoltre confidare sul non indifferente patrimonio costituito dall’immobile ricostruibile in tempi brevi in base ai 6 milioni di euro stanziati a tal fine dal Cipe, dall’altro milione destinato al Cinema Massimo, dal valore delle attrezzature, dei diritti d’autore, ecc.), può essere riavviata da domani sulla base dell’indifferibile ripristino delle principali coordinate di quell’avveniristico e realizzato “Sistema Cinema” in cui convivevano in buona armonia attività didattica (da reinventare sulla base dell’adozione di un nuovo progetto che sia compatibile con quello in corso di realizzazione da parte della Scuola di Cinema e la coesistente presenza della “Lanterna Magica”), gestione Cinema Massimo, Abruzzo film commission, produzioni mediatiche e cartacee.
Trasformare quest’augurio in realtà, per quanto complessa possa rivelarsi, è un imperativo categorico: sopratutto per l’agonizzante città post-sismica dell’Aquila.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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