L’AQUILA – Una città spettrale dallo scheletro a forma di impalcature. Così si presenta L’Aquila quasi cinque anni dopo il sisma che ha provocato 308 morti, 1.500 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni.
La ricostruzione, ancora in alto mare, è lenta e soprattutto costosa: un dossier della commissione di controllo del bilancio di Bruxelles ha infatti evidenziato come le nuove case siano troppo care, i fondi comunitari spesi male, i materiali scadenti e le norme violate. Senza contare gli immancabili sospetti sugli appalti.
Soren Søndergaard, deputato europeo della Sinistra unitaria, inviato in Italia per verificare come siano stati usati i soldi dei contribuenti dell’Ue, si è trovato di fronte a questa drammatica situazione.
COSTI ECCESSIVI
Come ha riportato Repubblica, a L’Aquila ogni appartamento è costato il 158% in più del valore di mercato, il 42% degli edifici è stato realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier Silvio Berlusconi), solo il calcestruzzo è stato pagato 4 milioni di euro in più del previsto. E 21 milioni in più i pilastri dei palazzi.
DOSSIER AL PARLAMENTO EUROPEO
Queste cifre ufficiali della Corte dei Conti europea sono state confermate nel report di Søndergaard, che deve essere discusso al parlamento europeo giovedì 7 novembre e presentato il 4 novembre, in anteprima a L’Aquila, nelle sale del consiglio regionale.
NORME EUROPEE VIOLATE
Il dossier del deputato danese comincia dalla sua ultima visita al capoluogo abruzzese: «La situazione del centro storico rimane sostanzialmente invariata. In quattro anni solo un paio di edifici (uno pubblico e uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa». Poi informa la sua commissione dei sopralluoghi negli edifici del progetto Case (Complessi Antisimici Sostenibili ed Ecocompatibili) e in quello dei Map (Moduli Abitativi Provvisori), dove ha verificato che «nelle case e nelle scuole non ci sono pannelli a indicare che sono state costruite con i fondi Ue ma al contrario ci sono pannelli che specificano ‘edifici realizzati con donazioni da enti privati e amministrazioni locali’. Ciò è in contraddizione con le norme europee».
Dai materiali scadenti alle infiltrazioni mafiose
Il materiale delle costruzioni è «generalmente scarso», gli impianti elettrici «difettosi» e l’intonaco «infiammabile». Alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché «pericolosi e insalubri». Quello di Cansatessa è stato «interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile per l’appalto pubblico è stata arrestata e altre 10 persone sono sotto inchiesta».
Un capitolo intero è poi dedicato alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose nei lavori della ricostruzione.
«Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio» e «il Dipartimento della Protezione civile ha aumentato l’uso del sub appalto consentito dal 30 al 50%».
Un latitante «è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici» mentre «una parte dei fondi per i progetti Case e Map sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata, ma le competenti autorità italiane non hanno ancora reso pubblici questi dati».
ACCUSA DI NEGLIGENZA ALL’EUROPA
La commissione bilancio Ue ha dichiarato di avere scoperto casi di frode e ha comunicato tali risultati al Dipartimento della Protezione Civile, che successivamente «ha scambiato questi progetti connessi col reato con progetti nei quali non è stata scoperta alcuna frode».
Søndergaard non risparmia una bacchettata al governo europeo, accusato di omesso controllo dopo l’ispezione di una delegazione in Abruzzo nel 2010: «Nella sua relazione non menziona nessuno dei problemi che sono stati portati alla sua attenzione da diversi deputati. Un caso di evidente negligenza».
Il deputato danese ha ricordato come la commissione bilancio Ue abbia anche elaborato una propria valutazione dei conti, teonendola però segretissima. Solo i deputati della Cont l’hanno potuta conoscere. Per quattro anni, i contribuenti europei non hanno avuto il diritto di sapere come era stato speso il loro denaro.
RESTITUZIONE DEI PROFITTI
Infine, sottolinea Repubblica, i regolamenti Ue impongono che i soldi dirottati ai vari Stati non debbano «generare reddito», ma nelle case nuove dell’Abruzzo fra un po’ si pagherà l’affitto. È già in corso un censimento per capire chi e quanto dovrà sborsare per abitare in quegli edifici dopo il terremoto. Se accadrà, stando alle norme comunitarie, l’Italia dovrebbe restituire all’Europa parte di quei fondi. Sono circa 350 milioni sui 493,7 ricevuti dopo il sisma.
Fonte: Lettera 43 Quotidiano online indipendente (http://www.lettera43.it/)