Si decide a Roma in questo fine settimana il destino di Massimo Cialente da cui il Pd nazionale sembra aver preso le distanze dopo lo scandalo delle tangenti del terremoto. Secondo quanto s’è appreso da fonti solitamente bene informate, la dirigenza renziana del partito (e lo stesso Renzi) addebita al sindaco dell’Aquila precise responsabilità politiche. Cialente conosceva bene le persone che aveva voluto in giunta o nel gruppo che gestiva il post terremoto. Sapeva quale fosse il loro passato, le loro vicende personali che avevano procurato guai, come nel caso di Tancredi, alla stessa giunta Tempesta, dunque doveva lasciarle fuori. Come doveva lasciare fuori dalla ricostruzione quei dirigenti (leggi Di Gregorio) finiti sotto inchiesta sia pure per altre vicende che non stiamo qui a ricordare anche se sono ben note.
E’ questo che i vertici nazionali del Pd rimproverano a Massimo Cialente e che potrebbe indurlo a quelle dimissioni spesso annunciate e mai date. Le dichiarazioni del ministro Trigilia sono soltanto marginali, non c’entrano come invece vorrebbe far credere il sindaco, mentre c’è un’altra bufera che si addensa all’orizzonte. Gli interrogatori di garanzia degli inquisiti che cominciano lunedì, tra cui quello del vice sindaco Roberto Riga, cacciato dalla giunta dallo stesso Cialente, potrebbero scoperchiare altre pentole, portando alla luce altri particolari capaci di minare in maniera decisiva la stabilità della giunta in carica. Si dimetterà il sindaco? C’è chi si dice sicuro che si stratta di una scelta obbligata e chi invece ritiene il contrario, ma tutto dipende dalle ciò che il Pd deciderà a Roma.
Quel che è certo è che Renzi vuole “tagliare tutti i rami secchi” e che questa storia delle tangenti aquilane legate al terremoto lo avrebbe “molto infastidito”. Le dimissioni di Cialente porterebbero all’arrivo di un commissario? Non sarebbe un gran danno. E chi l’ha detto, si fa notare, che il commissario non potrebbe avere ‘poteri speciali per la ricostruzione’almeno fino a nuove elezioni a maggio? Certo è che la sorte del sindaco aquilano sembra appesa a un filo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.