Torna, tranquilli, torna. Non saranno certo i Comitati questo pomeriggio a impedire a Massimo Cialente di ritirare le dimissioni. Dopo gli ‘stop and go’ di questi ultimi giorni, pare che il sindaco dimissionario si sia quasi deciso a tornare dopo la manifestazione dei ‘mille’ ieri sera sotto il tendone della Fontana Luminosa. “Ci sto pensando” avrebbe detto ai suoi alla fine valutato il pro e il contro. Segno che sta per mollare, alla rovescia è ovvio, e il suo ritorno è vicino. Mancherebbe un solo segnale dal Governo a Roma, ma è dubbio che arrivi, visto che il sottosegretario Legnini non era neppure alla manifestazione di ieri.
E così finisce la sceneggiata, si torna a lavorare. Perché proprio di una sceneggiata si è trattato alla fine. Ma era proprio necessaria (il tendone, la folla, le truppe cammellate da Pescara, i discorsi, le invettive della Zarina, gli attacchi a Trigilia, le promesse, le rassicurazione, il ribadito impegno per la città)? Serviva proprio, ripetiamo, questa sceneggiata? No, non serviva. Bastava che sabato scorso, invece di dimettersi, il sindaco ripetesse chiaro e forte che lui non c’entrava con le mazzette, che non era indagato, che la sua responsabilità, se mai, era solo politica, che gli attacchi alla famiglia erano indecorosi, che gli aquilani dovevano sostenerlo perché restare sei mesi senza sindaco sarebbe stato fatale per la ricostruzione delle loro case. Sarebbe bastato questo. Ma Cialente, uomo di teatro, è voluto andare oltre. E adesso torna indietro.
Anche perché se si dovesse andare davvero alle elezioni a maggio, il Pd, ma anche gli altri, arriverebbe col fiato corto. Quale candidato sindaco presenterebbe alle elezioni: Moroni, Pietrucci, Albano? Sarebbe un salto nel buio, visto che l’ex deputato Giovanni Lolli e uomo forte del Pd aquilano, ha escluso una propria candidatura in ogni caso. Dunque, è Cialente l’alternativa a Cialente. Come prevedevano appunto il copione e la sceneggiata che sta per finire.