L’AQUILA– Il problema dei cinghiali resta irrisolto e il Parco del Gran Sasso-Monti della Laga ha distribuito a ignatri agricoltori trappole illegali. Lo afferma il presidente del Coisp, Dino Rossi. Sul caso il rappresentante dell’associazione a tutela di allevatori e agricoltori ha scritto, tra gli altri, al prefetto dell’Aquila, al Porocuratore capo, alla Asl del capoluogo e ai carabinieri del Nas di Pescara. 

Riferendosi al prefetto Rossi scrive: “Nulla e’ cambiato per quanto riguarda il problema cinghiali nelle nostre campagne, nonostante il suo impegno con la missiva del 14/11/2013 (con protocollo 0041768) nei confronti della regione, ente competente al mantenimento e al controllo della selvaggina insieme alle province. 
 
Sono passati svariati mesi, ma l’ente preposto, cioe’ la regione e le province, non hanno ancora mosso un dito per la risoluzione del problema, tanto che i cinghiali sono diventati cosi’ numerosi da arrivare ad invadere anche il parcheggio dell’ospedale dell’Aquila. 
 
Tra poco i campi coltivati inizieranno a dare i primi raccolti e ci ritroveremo al punto di partenza”. “Nel contempo – denuncia Rossi – il Parco Gran Sasso Monti della Laga, ha delegato alcuni imprenditori agricoli della a zona al posizionamento delle trappole per la cattura dei cinghiali, all’interno delle arre protette, in merito ad un piano gestionale della specie, in riferimento ad un regolamento mai approvato dal ministero dell’ambiente. Le trappole in questione, sono illegali sia per la costruzione, sia per la detenzione e l’utilizzo, in riferimento alla Legge 157/92 art. 21. 
 
L’ente Parco Gran Sasso Monti della Laga, che avrebbe la competenza di tutela della fauna, delega gli agricoltori disperati, ad utilizzare metodi illegali per risolvere un problema che in realta’ dovrebbero risolvere altri. Da giovedi’ prossimo – prosegue il presidente del Coisp – dovrebbe partire la mattanza di questi animali, visto che le trappole sono gia’ state posizionate da alcuni agricoltori delegati dall’ente. 
 
Un intervento, che oltre ad essere illegale, e’ peggio del bracconaggio, in quanto, in questo periodo le scrofe sono gravide ed alcune con i piccoli: immaginate cosa accade dentro una trappola una volta avvenuta la cattura. I piccoli vengono massacrati, per non parlare della fine orrenda dei feti in grembo alle loro madri. Violando la Legge 20 luglio 2004, n.189, in quanto si cagiona involontariamente violenze agli animali. 
 
Una mattanza illegale, legalizzata dall’ente parco, con l’aiuto degli ignari agricoltori, che potrebbero ritrovarsi denunciati penalmente, da un qualsiasi cittadino, in quanto la selvaggina e’ proprieta’ dello stato, non del Parco”. Sempre secondo Rossi “le trappole sono prive di bollino CE, non rispecchiano le normative sulla sicurezza del lavoro, oggi nel mirino delle istituzioni per i gravi incidenti che accadono nel mondo del lavoro e soprattutto nel campo agricolo. Non si capisce – commenta infine Rossi – come mai sono stati spesi milioni di euro per abilitare i selecontrolllori per il contenimento degli ungulati, per poi attivare un metodo illegale. Questa e’ la politica abruzzese”.
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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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