L’AQUILA – Ancora poche ore e saranno trascorsi cinque anni da quel 6 aprile del 2009 quando un forte sisma colpi’ la regione Abruzzo ed in particolare la citta’ dell’Aquila, provocando 309 vittime e 1500 feriti. Quella notte, gia’ pochi minuti dopo il terremoto i primi uomini e donne dell’Esercito, coordinati dalla Prefettura aquilana, cominciarono a portare la loro opera di aiuto alla popolazione colpita dalla grave calamita’. E tutt’oggi, i militari dell’Esercito operano nel capoluogo abruzzese, nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure” in concorso alle forze dell’ordine per assicurare vigilanza e sicurezza alla cittadinanza.
Quella notte a uscire per primi furono i soldati del 9^ reggimento alpini e quelli del 33^ reggimento artiglieria che hanno sede proprio nella citta’ delle 99 Cannelle. Alcuni di questi soldati rientrarono in caserma per intervenire con le squadre di soccorso non appena messa in salvo la famiglia e nonostante la loro stessa casa fosse rimasta distrutta. E’ il caso del maresciallo Angela Lombardi e del maresciallo Manuele Ciaraglia, marito e moglie che persa la casa portarono il figlio in salvo per poi unirsi ai loro reparti per andare in soccorso della gente. Nel frattempo il sergente Matteo Botti, che aveva casa in un palazzo completamente sventrato dalla scossa, dopo aver fatto uscire dall’edificio la propria famiglia rientrava tra le macerie e permetteva (sfondando le porte bloccate degli appartamenti ancora occupati) che una donna incinta ed un bambino e 2 uomini fossero messi in salvo, per poi raggiungere la caserma e partecipare agli interventi di aiuto con il proprio reggimento.
Nelle ore successive arrivarono nel capoluogo abruzzese centinaia di uomini, mezzi, elicotteri ed aerei dell’Esercito per soccorrere la popolazione e si arrivo’ nella stessa giornata del 6 aprile a quasi 1000 persone della forza armata impiegate nelle operazioni. Lo stesso giorno furono messe a disposizione 10.000 razioni viveri, furono realizzate tendopoli complete a Onna, San Demetrio, Collemagno e Monticchio. Alcuni feriti furono anche trasportati nel reparto rianimazione dell’ospedale militare dell’Esercito “Celio” di Roma. Il massimo sforzo l’Esercito lo raggiunse l’11 aprile, con 1.406 uomini e donne impegnati, 9 elicotteri (dei quali 4 CH 47 Chinook) e 2 aerei Dornier 228, oltre 40 mezzi speciali del genio per il movimento terra e piu’ di 170 veicoli da trasporto tattico. Nelle settimane successive, terminate le operazioni di primo soccorso alla popolazione, i mezzi dell’Esercito hanno rimosso oltre 160.000 tonnellate di macerie.