L’AQUILA – La Corte d’Appello dell’Aquila (presidente Luigi Catelli, giudice Flavia Grilli, relatore Aldo Manfredi), ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione nei confronti del preside del Convitto nazionale Livio Bearzi, nell’ambito del processo per il crollo della scuola nella notte del terremoto del 6 aprile 2009 e in cui persero la vita tre minorenni.

La sentenza di primo grado era stata emessa il 27 dicembre 2012 quando il dirigente della Provincia (che ha competenze anche su diverse scuole) Paolo Mazzotta, venne assolto. Le accuse, per entrambi, erano di concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Riformando la sentenza di primo grado la Corte ha condannato anche Mazzotta a due anni e sei mesi di reclusione. Il sostituto procuratore generale Ettore Picardi aveva chiesto la conferma della sentenza nei confronti di Bearzi e la condanna per il dirigente della Provincia a due anni e 8 mesi.

Nel processo di fronte al giudice monocratico Giuseppe Grieco, i pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio avevano chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per entrambi gli imputati. I giudici d’appello hanno inoltre condannato i responsabili civili del Convitto e il ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede. Bearzi era stato condannato anche all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici oltre al pagamento di una provvisionale di 200 mila euro

. Il preside – stando all’accusa – non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell’edificio realizzato oltre un secolo fa.

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