L’AQUILA – Come vice-coordinato di Forza Italia – L’Aquila mi sento di sostenere pienamente la posizione assunta da Luca Rocci e dai ragazzi di Azione Universitaria sulla reintroduzione delle tasse universitarie nel nostro Ateneo. Certo, fare demagogia e populismo su un argomento così delicato è facile, ma quello che ci serve sono invece posizioni chiare e coraggiose che parlino alla testa e non alla pancia. Per 5 anni, l’assenza di tasse è stato un potente strumento di marketing, portandoci però a competere al ribasso (abbiamo attratto studenti perché non si pagavano le tasse) e non certo sul versante della qualità. Ma questo effetto “dumping” prima o poi doveva finire. L’università non può pensare di mantenere o aumentare gli attuali standard qualitativi rinunciando ai 14 milioni di euro che da quest’anno non verranno più trasferiti. L’Udu si sta comportando alla stregua di alcune sigle sindacali nelle vicende Alitalia e Teatro dell’Opera di Roma, dove per difendere rendite di posizione e assecondare ondate populiste si perde di vista il quadro complessivo e lo scenario di estrema criticità. Inoltre, alleandosi con spezzoni dell’apparato baronale ereditato da Di Orio, cercano di fermare l’azione riformista e innovatrice della rettrice Inverardi. Sul tema delle tasse si sta riproponendo lo stesso copione già visto con la proposta di introduzione del “numero programmato” in alcuni limitati corsi di laurea. Ci si è opposti a questa ragionevole soluzione dimenticando che i parametri tra numero degli studenti, docenti, tutor e spazi didattici sono definiti direttamente dal Miur e quindi non introdurre una misura di contingentamento farà lievitare i costi a carico del nostro Ateneo. Si dice che non è giusto far pagare le tasse universitarie in una città ancora non ricostruita, ma le tasse universitarie si corrispondono non per i servizi della città, ma per quelli di competenza dell’Ateneo (didattica, spazi studio, percorsi formativi…) e in questo senso occorre riconoscere che, se il Comune di fatto è assente, la struttura dell’università – sia quella amministrativa che il corpo docenti – ha fatto uno sforzo poderoso per tornare a una situazione di quasi normalità. Ecco un altro punto nodale, anche in questo caso si è voluto trascurare il ruolo (o meglio il non ruolo) di uno degli attori fondamentali di questa partita: il Comune dell’Aquila titolato a programmare e a erogare i servizi (in primis nel campo della mobilità) per i tanti studenti che vivono nella nostra città. Con l’occasione invito il presidente Carlo Benedetti a convocare un Consiglio comunale ad hoc per discutere approfonditamente di un tema così delicato per la ricostruzione della nostra città. Usiamo questo momento per interrogarci su quale deve essere il futuro dell’Università dell’Aquila e con quale strategia sostenere questo percorso, e soprattutto su quale deve essere il ruolo degli Enti locali in questa delicata vicenda. Infine c’è un altro aspetto posto da Au che non ha avuto il giusto risalto: come sostenere le politiche giovali e sociali e quindi anche il welfare per gli studenti? A tal fine il governo Berlusconi aveva stanziato i fondi Giovanardi e Meloni… Nel frattempo si sono succeduti ben tre governi e non se ne sa più nulla. Dobbiamo sapere con chiarezza dove sono e come si intende utilizzarli, anche perché in vista della prossima, minacciata, manovra da 20/24 miliardi tutte le risorse non impegnate rischiano di essere risucchiate dall’idrovora del Mef.
Roberto Santangelo (vice-coordinatore FI – L’Aquila)