Il cambio dell’ora legale e il ritorno a quella solare ci ricorda che la stagione agricola sta per finire, si sta ultimando la raccolta dello zafferano e la Fiera di Ognissanti è prossima. Quella di Paganica ha origini lontane la cui più antica segnalazione risale al 1678, riportata sul libro mastro della Parrocchia. Originariamente la fiera si svolgeva nel solo giorno del 1° novembre in corrispondenza di altre fiere importanti nel comprensorio come quella di Capestrano, data la grande affluenza di commercianti e animali di ogni genere, si pensò di prolungare la fiera di altri due giorni poiché non si riusciva a concludere gli affari e a smaltire le eccedenze dei prodotti della campagna. Presentata dal Decurionato la proposta, fu approvata con Decreto Reale del 17 gennaio 1826, stabilendo anche che nella Piazza principale si commerciassero varie merci come cuoiami, fagioli, zafferano, mandorle e cereali vari, mentre tutti gli animali rimanevano dislocati nelle varie aie in località S.Antonio. Nonostante ciò, nel secolo scorso, (non abbiamo l’anno di riferimento) sempre a causa della concomitanza delle altre fiere nel territorio, la fiera di Paganica fu anticipata al 31 ottobre pur rimanendo anche il 1° novembre. Parliamo di una fiera rimasta nei ricordi, molto importante fino alla fine degli anni sessanta quando con il boom industriale i contadini in massa abbandonarono i campi a favore dell’industria e l’edilizia, oltre alla svendita degli animali che da sempre venivano utilizzati per i lavori pesanti dei campi stessi. La fiera di Ognissanti, dopo la vendita dei fagioli, dello zafferano o di qualche animale, per la sua vicinanza all’inverno, dava l’occasione per acquistare le scarpe ai figli, ricordo che i genitori prendevano accuratamente con un bastoncino di legno la misura del piede, salvo poi dargli qualche centimetro in più per la “crescita”, così ti ritrovavi con un paio di scarpe da calzare per due o tre anni, tipico di quel giorno era anche l’acquisto del maiale per l’anno successivo. E’ pur vero che i tempi cambiano ma oggi la fiera, non è più la fiera, è poco più del mercatino del venerdì. Chi in questi anni ha gestito la nostra fiera non ha fatto nulla per adeguarla ai tempi che cambiano, né ha manifestato interesse per quei prodotti locali di nicchia per la promozione del territorio come i noti fagioli di Paganica e lo zafferano, il cosiddetto “oro rosso” coltivato in tutto il comprensorio aquilano, che già nel 1294 il re Carlo II D’Angiò con un decreto permise all’Aquila di esigere delle imposte le quali acconsentirono di edificare alcuni dei più bei monumenti della nostra città come la Chiesa di San Berardino e quella di San Domenico. A tal proposito mi sento di proporre all’Amministrazione Comunale, che in fase di ricostruzione della Città si faccia un vero e proprio monumento allo zafferano quale simbolo di ricchezza del passato e prosperità del futuro. Ai paganichesi questa fiera non piace, ma parteciperanno, se il tempo lo permetterà, in massa come sempre, memori di essere appartenuti a quella “Civiltà Contadina” di cui la Fiera di Ognissanti ne è stato il cuore pulsante. Neanche i cittadini del comprensorio aquilano, non hanno perduto la memoria della tradizione per la Fiera di Ognissanti e saranno migliaia le persone che comunque verranno a Paganica, se non fosse altro per acquistare un bel panino con la porchetta, anche questa tradizione una volta tutta nostra, c’erano molti “porchettari” che facevano le porchette con maiali allevati in proprio e cotte ai forni a legna, poi man mano con le stringenti normative igienico sanitarie, sono spariti dando spazio ai commercianti, meglio attrezzati, provenienti dal teramano. Sarà anche quest’anno un importante momento di aggregazione sociale, indispensabile dopo ciò che ci è capitato e il protrarsi della ricostruzione. A quasi sei anni da quel 6 aprile, l’appuntamento del 31 ottobre e il 1° novembre sarà ancora in Via Oliviero Evangelista e Via dello Sport, il ritorno della Fiera nei luoghi del centro storico è e sarà ancora per molto tempo, un enigma!
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