Continua con successo la rassegna di teatro contemporaneo “Strade 2015”, giunta al suo terzultimo spettacolo. Finora sold out in tutti gli appuntamenti al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio né Vestini (L’Aquila) hanno dimostrato che il comprensorio dell’Aquila e del Medio Aterno hanno voglia di teatro e cultura di qualità.
Si continuerà domenica 22 marzo, con inizio alle ore 18, con “NO storia di un rifiuto”, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo, con la regia del direttore artistico di “Strade” Giancarlo Gentilucci, scritto e interpretato da Giacomo Vallozza e realizzato in collaborazione con Teatro del Paradosso e Arti e Spettacolo.
“NO – afferma Giacomo Vallozza – è il tentativo di dare voce a seicentomila soldati che, senza accordi prestabiliti, hanno, a rischio della loro stessa vita, detto no al nazifascismo e gettato le basi per una nuova Italia, la cui sintesi è nell’Articolo 11 della Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
E’ una sfida lanciata alla storia, ripercorrendo le vicende che hanno portato alla seconda guerra mondiale, la catastrofe più grave nel cammino dell’umanità: 55 milioni di morti, 40 milioni solo in Europa, più di metà civili. NO – Storia di un rifiuto è anche un voler chiedere perdono alle innumerevoli vittime provocate dagli italiani nella folle corsa alla conquista di altri territori.
E’ uno spettacolo-cantiere della memoria collettiva, teso più a restituire immagini che sentenze, che ripercorre la storia italiana dal fascismo al dopoguerra, narrando fatti spesso ignorati o toccati marginalmente dai libri di testo, attraverso filmati, immagini e oggetti.
NO – Storia di un rifiuto è la conclusione di un viaggio alla ricerca del padre che inizia dalla soffitta di casa per poi esplorare gli anni bui del fascismo fino al suo tracollo, e infine interrogarsi sul senso profondo di appartenenza a un popolo, del sentire su di sé un’eredità scomoda con la quale è necessario fare i conti, assumersi quindi la responsabilità di essere italiani.
Un appuntamento importante per la prima produzione del Tsa, ospite della rassegna di “Strade 2015”: domenica 22 marzo, ore 18, al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio. Ingresso 6 €.

NO – Storia di un rifiuto

scritto e interpretato da Giacomo Vallozza
video, audio e luci Daniela Vespa
regia Giancarlo Gentilucci
produzione
TEATRO STABILE D’ABRUZZO
in collaborazione con Teatro del Paradosso e Arti e Spettacolo

Note dell’autore
NO è il tentativo di dare voce a seicentomila soldati che, senza accordi prestabiliti, hanno, a rischio della loro stessa vita, detto NO al nazifascismo e gettato le basi per una nuova Italia, la cui sintesi è nell’Articolo n. 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
NO è una sfida lanciata alla storia, ripercorrendo le vicende che hanno portato alla seconda guerra mondiale, la catastrofe più grave nel cammino dell’umanità: 55 milioni di morti, 40 milioni solo in Europa, più di metà civili.
NO è anche un voler chiedere perdono alle innumerevoli vittime provocate dagli italiani nella folle corsa alla conquista di altri territori.
NO è una storia dimenticata che voglio raccontare vagando sulle tracce di mio padre, militare italiano internato nei lager tedeschi dal 14 settembre del ’43 al 6 aprile del ’45, quando fu liberato dalle truppe canadesi nell’ospedale di Füllen, famigerato campo della morte.
È uno spettacolo-cantiere della memoria collettiva, teso più a restituire immagini che sentenze, che ripercorre la storia italiana dal fascismo al dopoguerra, narrando fatti spesso ignorati o toccati marginalmente dai libri di testo, attraverso filmati, immagini e oggetti.
NO è la conclusione di un viaggio alla ricerca del padre che inizia dalla soffitta di casa per poi esplorare gli anni bui del fascismo fino al suo tracollo e infine interrogarsi sul senso profondo di appartenenza a un popolo, del sentire su di sé un’eredità scomoda con la quale è necessario fare i conti, assumersi quindi la responsabilità di essere italiani.
È infine la consapevolezza che l’altra resistenza, la resistenza senz’armi di seicentomila soldati, può indicare agli italiani di oggi un modo per uscire dal buio morale e materiale in cui brancolano.
“Dobbiamo restare con i piedi per terra: su questa terra che vedete, con il suo fango, con le sue buche, con le sue pietre; se vogliamo un fiorellino in questa desolazione dobbiamo piantarcelo con le nostre mani e coltivarlo con il nostro amore”. Discorso del col. Pietro Testa ai soldati, lager di Wietzendorf.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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