“Tra due anni potrebbero sparire alcuni centri di Nuclei di cure primarie del nostro territorio. A fatica in questo periodo si è scongiurata la chiusura del Nucleo del Torrione a L’Aquila e quello di Carsoli ma dopo otto mesi di trattative con la Direzione Sanitaria, se la situazione non dovesse cambiare, siamo pronti a mobilitazioni più dure, la prima sarà un sit-in davanti all’Ospedale”.
Lo denunciano i sindacati medici FIMMG (Federazione Medici di Medicina Generale), SNAMI (Sindacato Nazionale Medici Italiani) e SMI (Sindacato Medici Italiani), unitamente alla CGIL, in rappresentanza dei dipendenti dei NCP, nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi oggi presso l’Ordine dei Medici.
“la riorganizzazione della medicina territoriale – spiega Vito Albano – attraverso la creazione e il potenziamento dei Nuclei di cura primaria con medici di medicina generale associati permette al medico di superare l’isolazionismo e lavorare in alcuni casi in equipe. In più garantisce orari di apertura, i tempi di visita, l’accoglienza e un’organizzazione che mai si potrebbe avere tornando indietro. Non solo, ma grazie al fatto di trovare sempre qualche medico referente nello studio di Cura primaria, i pazienti si rivolgono in maniera inferiore al pronto soccorso e, quando il medico non è reperibile nel suo studio, i pazienti sanno sempre di trovare qualcuno”.
Al momento, nell’aquilano insistono 6 nuclei di cura primaria: uno in via Strinella alta, un altro nel centro Agorà accanto all’ospedale San Salvatore, altri due nei quartieri di San Francesco e Torrione e, fuori città, uno a San Demetrio né Vestini – a servizio dei comuni della zona est – e l’altro a Montereale, a servizio dei centri ad ovest.
“La loro chiusura avrà conseguenze gravi – prosegue Vito Albano – sia sanitarie che sociali: infatti ci sarà una riduzione della qualità dell’assistenza sanitaria e sono a rischio circa 20 posti di lavoro, in un momento storico particolarmente difficile dal punto di vista economico”.
“Recentemente la Regione ha preso un posizione ben precisa in proposito – prosegue Vito Albano – negando la possibilità di subentro, e condannando così i Nuclei ad una morte per esaurimento; posizione motivata da indisponibilità economiche di bilancio, ma incomprensibile, visto che i subentri sono economicamente a costo zero (le indennità del medico che va in pensione vengono trasferite al collega che gli subentra; risultato: costo zero).
L’assurdo di tutto questo è che le altre ASL continuano regolarmente a rimpiazzare i medici pensionati, e gli unici penalizzati restano i cittadini della provincia dell’Aquila”.
Esiste poi, dicono i sindacati, un’assurdità di natura sia programmatica che politico sanitaria: nel momento in cui si sta navigando verso la creazione delle Case di Comunità (CdC) (di cui sono state già individuate le sedi), logica vuole che vengano sostenute e difese le associazioni mediche , che costituiscono l’embrione da cui sviluppare l’organizzazione di lavoro all’interno delle CdC; in realtà, le scelte della parte pubblica vanno in senso diametralmente opposto, scegliendo di far chiudere di fatto i NCP, perdere l’esperienza maturata in quindici anni, perdere il relativo investimento economico, e poi ricominciare tutto da capo.