L’AQUILA – Visite dei pediatri a casa, sì o no. Diverse le segnalazioni giunte in questi giorni sulle visite e diagnosi ‘da remoto’ eseguite da alcuni pediatri aquilani, in cui i genitori hanno raccontato le loro esperienze: c’è il caso di un papà, che si è visto diagnosticare per telefono un’influenza intestinale e poi correre urgentemente al pronto soccorso perché, ci racconta, si trattava invece di una appendicite in peritonite; oppure quello di Mara che, sempre con diagnosi telefonica si è ritrovata con un bimbo di due anni ricoverato con ossigeno e flebo. E ancora dermatite confusa con varicella e bimbo che arriva esanime in pronto soccorso con una intossicazione alimentare dopo il rifiuto della pediatra di vederlo perché senza tampone (di questo ultimo caso c’è stata formale denuncia alla Asl)

Un metodo, quello della visita ‘a distanza’, per coniare una locuzione utilizzata in tempo di pandemia, assolutamente regolare, previsto dalla legge https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1978/12/28/078U0833/sg, dunque nulla di illegittimo, le consulente pediatriche al telefono sono, d’altra parte come ha ricordato il presidente dell’ordine dei medici Maurizio Ortu, “tempo di cura”.

Ma è forse il momento di aprire una riflessione anche su questo aspetto: si parla, il dibattito è acceso a livello nazionale, di rafforzare il sistema sanitario italiano, da ogni parte le associazioni dei medici e dei chirurghi premono e auspicano che il Governo, lo Stato, facciano qualcosa per incrementare l’ingresso di medici e medici specialisti nei reparti degli ospedali e nei servizi territoriali. Una riflessione che non si può più rinviare e che è fondamentale per il diritto costituzionale alla salute: se questo dovesse significare rivedere ad esempio il numero chiuso nelle università, dovrà essere il legislatore a deciderlo; fatto sta che non si può più attendere.

 Il nostro piccolo sondaggio aveva proprio questo scopo: verificare l’efficienza di un servizio essenziale. I pediatri sono pochi, pochissimi, e hanno quantità enormi di piccoli pazienti da curare. È chiaro che se questo anello è debole, i genitori vanno a ingolfare poi i pronto soccorso pediatrici, in un vortice senza fine che fa tanto pensare al cane che si morde la coda.

“E’ UN VIRUS INTESTINALE”, RICOVERATO E OPERATO D’UGENZA PER UNA PERITONITE

Intanto, tra le storie che ci sono state raccontate c’è quella del papà di un bimbo di 8 anni che dice: “La nostra pediatra ha diagnosticato a nostro figlio un virus intestinale telefonicamente peccato che fosse una appendicite in peritonite avanzata, lo abbiamo portato in ospedale anche se secondo la pediatra non era necessario”. Il bambino è stato operato d’urgenza e per fortuna ora sta bene. Noi non siamo medici ma la presenza fisica della pediatra poteva cambiare le cose? Si sarebbe accorta visitando il bambino della grave situazione?

BIMBO DI DUE ANNI RICOVERATO CON OSSIGENO, FLEBO E SATURAZIONE A 88

 Vicenda simile è toccata a Mara che racconta: “Con la diagnosi telefonica mio figlio di due anni, lo scorso anno è finito in ospedale con ossigeno e flebo, saturazione 88. Quindi basterebbe accettarli in ambulatorio anche se hanno avuto o hanno la febbre”.

“DIAGNOSI TRAMITE WHATSAPP CON ANNESSO CERTIFICATO PER RIENTRARE A SCUOLA”

“Ho cambiato una pediatra dopo più di un anno che i miei figli erano con lei, mai visitati, mai conosciuta racconta Gessica –  4 diagnosi tramite whatsapp con annesso certificato per il rientro a scuola, ricevuti solo per appuntamento e tampone, l’ultima volta mi ha espressamente suggerito di rivolgermi al pronto soccorso pediatrico perché era un giorno prefestivo…uno dei diritti fondamentali del bambino è il diritto ad essere curati, ma da più di due anni a questa parte questo diritto è stato violato in pieno”

SI RIFIUTA DI VISITARE BIMBO DI 4 ANNI, DENUNCIA DEPOSITATA ALL’URP DELLA ASL

Infine la denuncia, depositata tramite Urp alla Asl dell’Aquila. Gessica racconta: “Premetto che a novembre 2021 sono stata costretta a scegliere la dottoressa ……… perché la dottoressa ……..è andata in pensione, con la prima ci sono solo stati scambi di diagnosi e terapie via Whatsapp, il primo a dicembre dell’anno scorso quando ha scambiato una dermatite per varicella, tra l’altro i miei figli sono vaccinati. A luglio di quest’ anno si è rifiutata di visitare il piccolo di 4 anni perché senza tampone, premetto che sono dovuta andare al pronto soccorso con mio figlio esanime a causa di una intossicazione alimentare grave, sicuramente questo episodio era da pronto soccorso, ma la dottoressa non sa neanche perché è stata contattata da mio marito, non ha voluto sapere il motivo della chiamata perché impossibilitati nel fare il tampone.

“IN DUE ANNI MAI CONOSCIUTO I MIEI FIGLI”, E NEI PREFESTIVI NON VISITA

Ieri dopo che mia figlia aveva la febbre da venerdì e il suo telefono era sempre irraggiungibile ho deciso di mandare l’ennesimo messaggio (che possiamo allegare) mi è stato risposto che era prefestivo quindi lei non visitava e che se continuava sarei dovuta recarmi al pronto soccorso.
Io vorrei chiedere a questo punto se questo è normale, ho tutto documentato tramite i vari messaggi. Questa ” dottoressa ” non ha mai conosciuto i miei figli e noi genitori e noi mai lei, ci siamo fidati finora, ma adesso basta, capisco la mole di lavoro ma così non va bene, i miei figli hanno diritto ad essere curati quando stanno male soprattutto perché da cittadina italiana io pago quelle cure anche quando non ci sono. Mi chiedo se prescrivere farmaci senza visita sia legale, se fare certificati scolastici sulla base di un tampone negativo è legale. Se così fosse, alzo le mani, riconosco i miei errori e torno sui miei passi, ma se così non fosse, vi prego di prendere provvedimenti perché i bambini non si curano via messaggio. Scusate lo sfogo e vi ringrazio anticipatamente per le delucidazioni”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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