L’AQUILA – Una lettera accorata per richiamare attenzione verso la loro situazione precaria e dura, nella quale chiedono di essere ascoltati e presi in considerazione: sono le lavoratrici e i lavoratori somministrati, operatori e operatrici socio sanitari e infermieri dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila assunti tramite l’agenzia per il lavoro Orienta, ogni mese alle prese con l’angoscia della perdita del posto di lavoro, perché i contratti, nel mondo fluido e caotico del mercato del lavoro contemporaneo, vengono rinnovati mese dopo mese. Con relativa perdita di diritti e benefici garantiti, invece, ai professionisti assunti con modalità contrattuali differenti. “La Asl 1 ci porta allo sfinimento e ci toglie la dignità”, la loro denuncia in una lettera inviata alla redazione. Professionisti precari “sfruttati” come “pedine” che, obbligati a indossare tute che li coprono dalla testa ai piedi, hanno dato il massimo durante tutte le fasi della pandemia da Covid-19 tra i reparti ospedalieri della provincia, tutti i giorni con turni estenuanti impiegati nei reparti più complessi, eppure, denunciano, “sviliti”.

Siamo i somministrati Oss della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila che lavoriamo alle dipendenze della stessa agenzia ormai da anni con rinnovo contratto mensile – scrivono in una nota inviata alla redazione -. A oggi, nonostante gli aiuti chiesti anche a livello politico cittadino e regionale, arrivando fino al Senato, ci sentiamo completamente abbandonati. Gli unici che vorrebbero aiutarci purtroppo hanno le mani legate.

Negli ultimi tre anni abbiamo vissuto momenti pesanti a livello sanitario – proseguono i lavoratori e le lavoratrici somministrati della Asl 1 -; abbiamo operato nel Covid, in reparti strapieni di pazienti e con personale ridotto all’osso e dispositivi di protezione inesistenti. Chi di noi ha prestato attività lavorativa nei reparti Covid sa bene cosa vuol dire lavorare sette od otto ore al giorno, con doppi turni con tute e mascherine; ha rischiato la propria vita e quella dei propri cari; sa bene cosa vuol dire a livello psicologico dare un supporto ai pazienti che venivano e purtroppo vengono ancora isolati dal mondo dove l’unico punto di riferimento è l’operatore sanitario di turno.

Nonostante le difficoltà giornaliere – ricordano ancora nella lettera – noi siamo stati sempre pronti ad affrontarle con professionalità e per quanto possibile anche con serenità. Non possiamo di certo dimenticare le tantissime persone che ci hanno lasciato a causa di questa malattia, non possiamo dimenticare i loro sguardi, non possiamo dimenticare il come noi operatori abbiamo dovuto affrontare la sistemazione della persona che non è riuscita a salvarsi.

La nostra cara Asl 1, come ricompensa, ci manda a casa a scaglioni, anche questo mese usciranno 50 unità, che saranno rimpiazzate con altri operatori presi da un concorso pieno di ricorsi e non trasparente, portando comunque una carenza di personale in quanto alcuni già in servizio come somministrati. Perché, ora possiamo affermarlo, non siamo persone, padri, madri e figli: ma siamo delle pedine che vengono mosse sulla scacchiera al fine di far quadrare i coni di un budget.

Tornando al lavoro somministrato ci sentiamo non solo messi da parte, sfruttati in un momento difficile a livello sanitario, ma anche non-lavoratori poiché a oggi non ci vengono riconosciuti i buoni pasto, arretrati e le 36 ore di permessi annui. Non chiediamo cose assurde, chiediamo soltanto che ci vengano riconosciuti questi anni di lavoro (come fatto da altre Regioni) chiediamo un avviso pubblico (che può essere fatto in quanto il concorso non è stato bandito dalla Asl 1 bensì dalla Asl di Teramo) senza togliere niente a nessuno. Chiediamo che la nostra situazione venga portata sul tavolo della commissione Sanità che si terrà tra qualche giorno all’Aquila; in altre parole chiediamo un aiuto affinché tutti i lavoratori non vengano abbandonati ma rispettati come tali, come persone e che possano continuare nel tempo ad avere una dignità.

Attualmente ci sono fondi europei quali Pnrr – fanno notare gli e le Oss del San Salvatore -, ma più in particolare i fondi riguardanti il Mes sanitario con meno condizionalità rispetto al Piano nazionale ripresa e resilienza, utilizzabili dalle strutture sanitarie per eventuali internalizzazioni e stabilizzazioni. Un’altra via potrebbe essere quella della creazione di una cooperativa in house così come fatto in Abruzzo engineering. Tutte soluzioni semplici da realizzare, ma che sembrano essere montagne per il bilancio Regionale.

Se continuiamo così, ci vedremo costretti a creare sommosse e scioperi al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che non colpisce solo noi, ma anche l’utente finale – concludono – ; perché è inutile parlare di Ospedale di primo livello, centrale operativa del 118, quando i servizi stanno a zero, ore di attesa in pronto soccorso, liste di attesa per visite e diagnostiche infinite dovute alla carenza di personale tra medici, infermieri e operatori socio sanitari della nostra cara Asl, tanto da non riuscire a garantire un livello minimo di assistenza sanitaria così come indicato nell’articolo 32 della Costituzione:La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti’“.

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