L’AQUILA – L’iniziativa di omaggiare di un pallottoliere composto da cento palle, all’occorrenza si possono anche aumentare fino a duecento, è tutto scaturito dal fatto, che Equitalia a tutt’oggi, pur avendo più volte chiesto tramite raccomandata l’ammontare del debito, si limita solo a chiedere di accettare il rateizzo.
Come si può firmare un rateizzo se non si conosce l’importo e soprattutto gli interessi e le spese varie fatte lievitare da Equitalia?
Perché il contribuente dovrebbe pagare un “servizio” che non ha richiesto e soprattutto quale lavoro svolge Equitalia per chiedere interessi del 65%?
Infatti, dalle cartelle consegnatemi, a conti fatti tra annessi e connessi, Equitalia pretende circa 50 mila euro in più oltre al debito, per non aver fatto nulla, solo perché delegato dal governo a riscuotere i tributi!!
È vergognoso!! Non sarebbe meglio smantellare questa struttura, visto che costa al contribuente più dei tributi?
Parliamo adesso del caso dell’azienda agricola Dino Rossi, alla quale gli sono stati fatti atti di pignoramenti duplicati per una somma di 46 mila euro. La duplicazioni degli atti è vietato dalla legge! Per questo il legale Davide Tagliente ha presentato ricorso presso il Tribunale dell’Aquila, discusso il 27 ottobre scorso, di cui ancora non si conosce l’esito. La cosa più grave è che è stato bloccato un conto corrente, a tutt’ora pignorato, uno strumento di lavoro, anche in funzione della legge antiriciclaggio. Il conto si può sbloccare solo accettando il rateizzo. L’azienda per la conduzione è costretta a pagare in contanti superando abbondantemente la cifra di mille euro.
A questo bisogna aggiungerci anche altre anomalie: tutte le iscrizioni a ruolo non sarebbero valide, in quanto a firmare sarebbero semplici funzionari e non dirigenti, come sentenziato dal TAR Lazio, accolto dal consiglio di stato con sentenza N° 2979 del 2011.
Se le iscrizioni non sono a firma di dirigenti, di conseguenza parliamo di cartelle farlocche, alle quali Equitalia ha dato seguito emettendo atti esecutivi, nei confronti dell’azienda agricola Rossi e nei confronti di altre aziende e lavoratori italiani. Quando dobbiamo aspettare ancora al fine di sapere se tutto questo sia legale?
E non finisce qui!
C’è stato un terremoto, le aziende agricole sono state quelle più massacrate, non dal terremoto ma dalla politica clientelare. Le aziende distrutte dal terremoto dovranno anticipare i soldi, che non hanno, per accedere ai contributi del psr misura 126, non esistono altre alternative per la ricostruzione delle aziende danneggiate dal sisma. A questo bisogna aggiungerci il pagamento dell’iva. Tutti ricordate le battaglie che questa associazione ha dovuto condurre al fine di far consumare i prodotti locali: i nostri vitelli nelle stalle terremotate e la carne arrivava da altre regioni, il latte nella centrale e arrivavano cartoni di latte avariato pronto per essere distrutto il giorno dopo. Mentre accadeva questo, il Consiglio dei Ministri aveva emanato una sanatoria per i debiti verso Equitalia, precisamente il 6 giugno 2009, al fine di una ripresa economica per la zona terremotata, ma nessuno lo ha saputo. Oltre al danno la beffa.
E mentre i nostri politicanti locali ci buttavano fumo agli occhi con la zona franca, tra l’altro mai fatta, la sanatoria è passata sotto il naso di tutti, magari qualche amico degli amici lo ha saputo. Per questo, nei prossimi giorni faremo l’accesso agli atti al fine di verificare la percentuale dei contribuenti che hanno usufruito di questo provvedimento. Le battaglie non finiranno, fino quando verranno prese delle decisioni che non danneggiano i contribuenti i cittadini italiani, costretti a pagare con il cappio al collo, mentre arriva la manovalanza da fuori.