L’AQUILA – L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, sezione provinciale di L’Aquila, sta costruendo, in Italia e in Europa, una rete di istituzioni e di associazioni che sono sensibili alla sua missione e che sostengono il dibattito sulle disabilità; ciò avviene organizzando eventi specifici interamente dedicati alle disabilità ma anche inserendo sezioni (o serate a tema) in festival o rassegne di cinema a carattere nazionale e locale già affermati. Durante questi momenti comunicativi, si cerca di far conoscere il livello raggiunto dal dibattito sulle disabilità e comunque sulla situazione delle classi sociali più deboli, delle minoranze e dei gruppi sociali a rischio, ma anche di incoraggiare la produzione di opere di osservazione della realtà e dei modelli di comportamento sociale, sia in forma documentaristica che di fiction. L’interlocutore naturale di queste rassegne sono i giovani studenti e gli universitari, anche per questo le serate di cinema di impegno sociale si concludono con il dibattito pubblico a cui partecipano testimoni ed esperti nazionali ed internazionali (attori, registi, studiosi) accompagnati dal pubblico presente e, infine, con momenti di spettacolo musicale ed artistico.
Il “Festival del Cinema delle Disabilità e dei Diritti Umani” che presentiamo www.hedfilmfest.org ha l’obiettivo di riproporre e diffondere in più comuni della Marsica e in particolar modo nelle sue periferie, all’attenzione dei giovani e dei meno giovani, le immagini che raccontano il processo di trasformazione che è in atto nella società, un processo che dovrebbe idealmente avvicinare le persone e ridurre la distanza psicologica dall’altro, una trasformazione che va incoraggiata con iniziative come questa che si rivolgono direttamente ai cittadini.
Il “Festival”, centrato attorno a temi di interesse attuale (ambiente, integrazione sociale, ecc.) e presentati talvolta anche in forma di fiction d’autore, vuole incoraggiare nei giovani una profonda presa di coscienza dei fenomeni della disabilità facendo leva sulla forza del linguaggio cinematografico, offrendo una lettura critica di questi nuovi aspetti messi in ultima pagina dai grandi mezzi di comunicazione e che sovente sono tra le cause più dirette degli squilibri di cui soffrono le nostre società. Lì dove la distribuzione delle opere d’essai e dei documentari meno “facili” dedicati a questo temi arriva raramente, arriveranno le testimonianze, il dibattito, l’informazione alternativa, per ritrovare il piacere di discutere in pubblico dei temi di interesse collettivo e scoprire quanto sia grande il bisogno di una informazione mediata il meno possibile, analizzata con l’aiuto dei testimoni e dei protagonisti.
Quello che il “Festival del Cinema dell’Handicap e dei Diritti Umani” propone è un format semplice ed efficace che mira al più ampio coinvolgimento possibile della popolazione locale, con particolare enfasi su quella giovane, ancora in età scolare e universitaria, che avrà modo di accedere alle proiezioni nelle mattinate gratuitamente. Pomeriggi e serate di proiezioni e dibattiti saranno ad accesso gratuito e aperti al dialogo tra i testimoni e la cittadinanza.
Ma il “Festival” ha anche l’ambizione di valorizzare e dare visibilità a giovani registi che attraverso i documentari e le immagini colte nella quotidianità, possono offrire una visione meno scontata della realtà in cui vive la propria comunità e per questo producono un effetto critico molto originale. Ad essi è rivolta un’attenzione ed una ospitalità molto particolare, con la possibilità di immettere le opere migliori nella rete nazionale del “Caffè Sospeso” o nel circuito internazionale Human Rights Film Festival che è sostenuto da Amnesty International e Human Rights Watch. Partner della manifestazione saranno l’associazione “Cinema e Diritti” che promuove il Festival del Cine dei DD.UU. di Napoli e il Festival de Derechos Humanos di Buenos Aires (Argentina).
Con questi presupposti di partecipazione e di diffusione, il Festival può quindi aiutare a costruire un ponte tra la storia recente delle disabilità e la società che si autodefinisce “normale”, cioè tra due mondi che pur vivendo storie simili (migrazioni, dittature, crisi finanziarie) sono stati tenuti divisi da scelte culturali fortemente escludenti e segregazioniste. E’ in questo senso che dovrebbe essere, a nostro avviso, incoraggiato il ridisegno dello stato sociale, su valori di convivenza e di multiculturalità, di tolleranza, a partire dallo scambio di esperienze su scala globale.