L’AQUILA – La mia proposta di federazione tra Università dell’Aquila e Università di Teramo non nasconde alcuna volontà di “annessione”, come sembrerebbe invece derivare da alcuni resoconti giornalistici di questi giorni. La mia proposta è invece il frutto di un’approfondita riflessione sulle opportunità legate all’applicazione della Legge 240/2010 (la cosiddetta legge Gelmini), che all’art.3 espressamente
prevede la possibilità di federazioni tra Atenei.
L’Ateneo teramano e quello aquilano, infatti, presentano specificità ed eccellenze complementari che potrebbero facilmente e sinergicamente convivere in un assetto federativo, con una conseguente migliore utilizzazione delle risorse finanziarie di personale e con la creazione di una realtà accademica unica nel Centro-Sud e a livello nazionale. Sarebbe un modo per affrontare correttamente il grande problema della carenza delle risorse, la cui necessaria ottimizzazione è una nostra precisa responsabilità e si determinerebbe, peraltro, un polo accademico nelle aree interne regionali similmente a quello già esistente sulla costa con l’Università di Chieti-Pescara.
Lungi da me pensare che questa proposta possa essere realizzata unilateralmente senza il pieno coinvolgimento dei colleghi dell’Ateneo teramano e senza una congiunta ed approfondita riflessione sulle potenzialità che deriverebbero da tale federazione per lo sviluppo del sistema universitario regionale a beneficio di tutta la popolazione abruzzese. E’ una riflessione già proficuamente avviata nell’Università dell’Aquila e, in tal senso, la Commissione per la revisione dello Statuto si è già positivamente espressa nei confronti di tale prospettiva federalista.
Questi dunque i reali termini della mia proposta, che nasce solo da una valutazione delle opportunità
legislative e delle attuali caratteristiche degli Atenei dell’Aquila e di Teramo. Ed è su questi aspetti concreti che dovrebbe vertere l’auspicabile dibattito, sia interno che esterno al mondo accademico, rifuggendo da ogni antistorico atteggiamento campanilistico e di presunta o paventata egemonia culturale-politica. In tal senso, mi corre l’obbligo di precisare che, contrariamente a quanto sembrano ritenere alcuni esponenti politici abruzzesi, la convenzione tra Università dell’Aquila e ASL di Teramo è attiva da oltre trent’anni e grazie a questa convenzione alcuni reparti dell’Ospedale civile Mazzini di Teramo sono già diretti da docenti dell’Ateneo aquilano. Ed è nell’ambito di questo proficuo ed antico rapporto convenzionale che va collocata anche la nuova presenza dell’Università dell’Aquila nell’Ospedale di Sant’Omero.