L’AQUILA – Ha superato quota mille la raccolta di adesioni per partecipare alla nuova associazione “Il cratere che resiste”, nata per sostenere e unire la popolazione del “cratere” del terremoto del 6 aprile 2009 nella difficile sfida per la rinascita, ponendosi come interlocutore della governance della ricostruzione.
I prime mille sostenitori hanno infatti firmato il modulo di adesione dopo aver fatto conoscenza con l’associazione nel punto di informazioni che si trova all’interno del centro commerciale l’Aquilone, in località Campo di Pile all’Aquila, dove resterà fino a martedì 24 maggio, prima di spostarsi in altri luoghi frequentati dalla gente.
Molto soddisfatto per il traguardo dei primi mille consensi è il presidente dell’associazione, Lucio De Bernardinis.
“È molto importante – spiega – avviare e sviluppare bene questa prima fase di ascolto di richieste, bisogni, difficoltà e problemi della popolazione terremotata. Solo così potremo razionalizzare tutte le istanze, fare una sintesi e porci come interlocutori degli Enti che governano la ricostruzione in modo credibile e con una voce incisiva”.
“La quota dei mille aderenti, raggiunta molto velocemente – prosegue De Bernardinis – testimonia che i nostri numeri sono già importanti e che la popolazione che conosce il nostro progetto ci crede fin da subito”.
Sono tre, ascoltare, unire e risolvere, gli step che guideranno l’azione dell’associazione, come riassunto dal volantino in distribuzione al punto di informazioni e che può essere letto anche sul sito web www.ilcraterecheresiste.it, presto in arrivo nella sua versione ufficiale.
Primo, ascoltare i bisogni e le istanze di tutti i cittadini alle prese con il post-terremoto che vorranno segnalarle di persona al punto informazioni, nelle assemblee, sulla rete sociale di Facebook o all’email info@ilcraterecheresiste.it.
Secondo, unire le richieste di tanti, le voci dei cittadini del “cratere”, in un’unica voce, quella dell’associazione, concentrandosi sulle problematiche più impegnative, come quella delle case provvisorie o quella dei lavori alle seconde case, ma senza trascurare le altre.
Terzo, risolvere le difficoltà, impegnandosi fattivamente per dialogare con le istituzioni che guidano la ricostruzione in una fase sia di critica che di proposta.