L’AQUILA – Con l’audizione dei testi dell’accusa, i consulenti della Procura, Danilo Ranalli ed Antonello Salvatori (quest’ultimo insieme a Francesco Benedettini) a capo del “pool” dei periti (30 in tutto) e’ ripreso il processo riguardante il crollo del palazzo in via Generale Rossi dove il sisma del 6 aprile 2009 uccise 17 persone. Il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha accettato la richiesta da parte degli avvocati dei tre imputati (gli ingegneri aquilani Diego De Angelis, che fu direttore dei lavori e amministratore del condominio, e Davide De Angelis, collaudatore, oltre al titolare dell’impresa che 12 anni fa fece i lavori di restauro Angelo Esposito) di dare avvio ad una super-perizia non prima di aver ascoltato le parti. Nell’odierna udienza particolarmente interessante e’ stata l’audizione di Salvatori che ha prima parlato in generale delle anomalie riscontrate nell’espletamento dell’incarico conferitogli dal Procuratore capo della Repubblica, Alfredo Rossini e dal sostituo, Fabio Picuti, quindi e’ passato a descrivere cio’ che ha ravvisato nel filone d’inchiesta riguardante appunto il crollo della palazzina di via generale Francesco Rossi. Per l’esperto, (capo del pool dei consulenti e docente universitario) l’edificio sarebbe crollato per “l’auemnto del peso della copertura in latero-cemento, ovvero del tetto, realizzato successivamente all’edificazione del fabbricato in muratura irregolare scadente, non in grado di supportare le sollecitazioni della massa in copertura, come accaduto nel sisma di due anni fa”. Per Salvatori la maggiore altezza dell’edificio (proprio in virtu’ del tetto in cemento armato), l’appesantimento dello stesso e la maggiore eccentricita’, hanno comportato il crollo della palazzina. Alla domanda degli avvocati degli imputati se il palazzo fosse comunque crolalto indipendentemente dal tetto, l’esperto non ha saputo rispondere. L’udienza e’ stata aggiornata per il 9 giugno con l’audizione dei periti della difesa.
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