L’AQUILA – “Da quando sono coordinatore della Sge non ho ricevuto dal Comune dell’Aquila alcuna formale richiesta di accesso agli atti in merito alle graduatorie del Progetto Case. Appena è avvenuto ho risposto”.

A parlare è Roberto Petullà, coordinatore della Sge, che fornisce ad AquilaTv anche la risposta arrivata al comune il 3 maggio scorso dopo la formale richiesta dell’Ente delle cosiddette “girate dell’algoritmo” con le liste di assegnazione di Case.

Pedullà è stato contattato dopo le dichiarazioni  dell’assessore Fabio Pelini e Enrico Perilli che ieri in conferenza stampa avevano denunciato il notevole ritardo con cui la Protezione civile prima, la Sge poi, ha accolto la richiesta di rendere pubbliche ed accessibili le graduatorie di assegnazione degli appartamenti del Progetto Case.

“Circa un mese fa” ha detto Petullà “rispondevo alla Commissione di garanzia e controllo che, in merito a questa vicenda, avremmo offerto la più ampia collaborazione. Certo, io posso rendere conto unicamente di quanto è accaduto da quando c’è stato il mio insediamento. Su quello che è successo prima e sul perché è accaduto non posso esprimermi più di tanto”.

Petullà ha risposto in maniera molto posata e misurata anche alle dichiarazioni di quanti sono convinti che sia arrivato il momento, per la Sge, di togliere le tende e, per il Comune, di assumere su di sé le funzioni di assistenza alla popolazione: “Mi sembra che la direzione in cui si sta andando sia proprio questa, ossia di affidare i compiti di gestione dell’assistenza alla popolazione agli enti locali.

Del resto lo ha ribadito lo stesso commissario Chiodi qualche giorno fa: è un passaggio che si potrebbe fare anche subito. Vorrei precisare, però” ha concluso Petullà “che alla Sge non ci occupiamo solo di assistenza alla popolazione – un compito al quale lavorano all’incirca una ventina di persone – ma anche di altre questioni attinenti il superamento dell’emergenza.

Trasferire l’intera attività di superamento dell’emergenza in maniera complessiva agli enti locali varrebbe, comunque, a riconoscere implicitamente che non vi è più uno stato di emergenza tale da giustificare l’esistenza di una struttura commissariale. Con tutto ciò che ne derriverebbe anche a livello di trasferimenti di risorse umane ed economiche”.

 

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