L’AQUILA- Bene, anzi benissimo. Il Comune ci fa sapere che sono 350 i Consorzi costituiti dai cittadini del centro storico. Trecentocinquanta Consorzi non sono pochi. Calcolando almeno una decina di soci per Consorzio, si arriva alla ragguardevole cifra di tremilacinquecento persone direttamente impegnate nella ricostruzione del centro cittadino.

Sono questi numeri, è questa volontà, è questo impegno dei suoi abitanti che ci fanno credere che L’Aquila riavrà un giorno la sua “città vecchia”, più forte e più bella di prima che la segnasse così profondamente il terremoto di due anni fa. Tra cinque, sette, dieci anni, non importa, ma la riavrà. Riavrà il Corso, il Palazzo Civico, il Duomo, la Basilica di Collemaggio, San Pietro a Coppito, via Roma, le stradine a monte di Porta Bazzano, via Fortebraccio, che al tempo dei re di Napoli era la via principale della città, via Roio che sbocca sul Belvedere. Riavrà quel sistema urbano che ha visto nascere, crescere e morire migliaia di aquilani.

I più giovani possono stare tranquilli. L’Aquila la rivedranno così com’era, forse leggermente diversa nella struttura viaria, nel complesso dei palazzi storici, la rivedranno perché lo vogliono gli aquilani del centro storico che stanno dimostrando nei fatti che intendono ricostruirla. Diverso è il discorso per i più anziani, ma questa è la legge della vita.

L’augurio è che possano accompagnare i più giovani ed essere parte attiva nella ricostruzione della loro “città vecchia” che è anche la città di quanti vivevano nella periferia prima del terremoto e che oggi cominciano a ritornarci a mano a mano che le loro case vengono ricostruite.
Di fronte a questo impegno massiccio dei cittadini del centro storico, passa quasi in secondo piano il ruolo delle istituzioni. La spinta a ricostruire arriva dal basso, già per questo la fase post sisma rende l’impegno per L’Aquila unico nel suo genere, come unico è stato il terremoto nient’affatto paragonabile, come fanno tanti per amor di polemica, a quelli del Friuli, delle Marche, dell’Umbria, e dell’Irpinia.

Comune, Regione, lo stesso Governo, devono prenderne atto, fare un passo indietro e appoggiare senza ombre e con sollecitudine questa spinta alla ricostruzione. Lo stesso devono fare gli organi tecnici come la Struttura tecnica di Missione, Fintecna, Reluis e Cineas. Alle ultime tre è affidato l’esame dei progetti. Facciano presto, snelliscano le procedure, gli aquilani stanno facendo bene la loro parte, è assurdo che debbano aspettare tre, quattro, cinque mesi e oltre per riavere approvato un progetto e assegnato il relativo contributo.

A meno che alla base dei ritardi non vi sia una strategia precisa per dilazionare nel tempo l’erogazione dei finanziamenti, ma questo non vogliamo pensarlo, è un sospetto che non vogliamo avere. Questo è un discorso che oggi non vogliamo fare, perché, tra le altre considerazioni, ci porterebbe troppo lontano.

 

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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