L’AQUILA – “Un anno fa abbiamo lanciato l’allarme sui rifiuti, purtroppo inascoltato. Oggi raccogliamo il frutto avvelenato (ed avvelenante) di un inceneritore dietro l’angolo che, secondo il Piano dei rifiuti tuttora vigente, dovrebbe bruciare al massimo 170 mila tonnellate l’anno di immondizia”. Lo sostiene Cesare D’Alessandro, vicecapogruppo IdV in Consiglio regionale d’Abruzzo.
“E’ un’inezia che non dovrebbe attrarre neppure un euro di investimento privato – osserva – senonche’ il governatore Gianni Chiodi e l’ex assessore Lanfranco Venturoni si dicono certi che l’inceneritore si fara’ per affrontare un’emergenza che la loro stessa inerzia, in poco piu’ di due anni, ha contribuito a creare, evitando accuratamente di assumere ogni iniziativa finalizzata a stimolare la riduzione della produzione dei rifiuti, la loro raccolta differenziata e il loro riciclo”.
Per D’Alessandro ”chiunque realizzera’ un inceneritore, in Abruzzo lo fara’ principalmente per due motivi, che sono legittimi dal punto di vista imprenditoriale, ma molto meno da quello dei cittadini: perche’ la prospettiva e’ quella di accedere a finanziamenti pubblici molto cospicui; perche’ la disponibilita’ della materia prima, ossia i rifiuti da bruciare, sara’ giocoforza garantita dai conferimenti extra regionali”. ”Solo in questo modo, viste le premesse, si avranno quantitativi sufficienti da bruciare” osserva.
Quindi, l’esponente IdV ipotizza: ”Il presidente Chiodi, che piu’ di ogni altro, ben coadiuvato dalla sua Giunta, ha contribuito a creare il contesto emergenziale nel quale stiamo precipitando, otterra’ probabilmente anche i poteri commissariali per realizzare l’impianto di incenerimento, in deroga alle vigenti disposizioni legislative, secondo il gia’ ampiamente collaudato modello Berlusconi-Bertolaso in Campania, che ha prodotto Acerra, oggi in costante avaria”.
”E comunque Chiodi, percorrendo questa strada – conclude – dimostra di non aver compreso il messaggio che il popolo italiano e abruzzese, soltanto pochi giorni fa, hanno lanciato con il voto referendario”.