L’AQUILA – “In questi giorni, a livello nazionale e in Abruzzo, e’ in corso un confronto che coinvolge tutte le forze sociali sui problemi nazionali e regionali.
Non puo’ sfuggire a nessuno l’analogia della discussione sui temi che riguardano il Paese e la provincia dell’Aquila, se e’ vero che le scelte sbagliate del governo e della Regione ci consegnano un paese e un cratere sismico a sovranita’ limitata ed esposti alla crisi e alla speculazione finanziaria, con gravissime conseguenze che rischiano di essere pagate dai soliti noti: lavoratori dipendenti e pensionati”.
Lo afferma in una nota, il segretario generale della Cgil dell’Aquila, Umberto Trasatti.
“Per quanto riguarda la nostra regione – prosegue – le associazioni industriali, del commercio e dei servizi, insieme ai sindacati, hanno evidenziato i rischi per l’economia abruzzese in assenza di scelte coraggiose e coerenti che coinvolgano la giunta regionale e il governo nazionale.
Circa la provincia dell’Aquila, dev’essere chiaro che questo territorio rischia di pagare un prezzo ancora piu’ alto che il resto dell’Abruzzo. Non si possono dimenticare, infatti, gli eventi drammatici del 6 aprile 2009 e le loro conseguenze.
Subito dopo il terremoto, al governatore Chiodi chiedemmo alcune misure per rilanciare l’economia delle zone colpite, tra le altre la deroga al patto di stabilita’ per gli enti locali, il finanziamento dei contratti di programma, le modifiche alla zona franca urbana per aiutare le imprese locali e l’equo trattamento sul tema delle tasse.
Dopo due anni e mezzo – ha detto ancora Trasatti – queste risposte non sono arrivate. Si sta discutendo invece del cosiddetto Patto per l’Abruzzo e della necessita’ di un urgente incontro con il governo e i ministeri competenti per i necessari finanziamenti a sostegno dell’economia.
Per quanto ci riguarda, non siamo piu’ disponibili ad accettare che le risorse destinate alle aree terremotate vengano utilizzate in tutto l’Abruzzo per iniziative che nulla hanno a che fare con gli effetti del sisma.
Bene la proposta di finanziare con parte di questi fondi la ripresa economica, ma tutto cio’ va fatto all’interno del cratere ed in particolare nella provincia dell’Aquila, quella che paga piu’ delle altre il prezzo del terremoto e che da oltre due anni aspetta i fondi per il rilancio economico e la fine di una gestione commissariale che ha determinato nei fatti il blocco della ricostruzione”