L’AQUILA-Erano regolari gli isolatori sismici, quelli che permettono alle case dei villaggi costruiti attorno all’Aquila nel periodo dell’emergenza di resistere a un terremoto di oltre sette gradi della scala Richter? Erano a posto i certificati di omologazione e quelli rilasciati dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici?
Vuole saperlo la magistratura che ha messo sotto inchiesta per frode e turbativa d’asta Mauro Dolce, responsabile per la Protezione Civile del progetto Case, il direttore dei lavori, Gianmichele Calvi, ed altre persone coinvolte a vario titolo. Ora si apprende che per verificare la regolarità degli isolatori, due esemplari dovranno essere addirittura smontati e inviati a San Diego dove esiste un laboratorio in grado di eseguire i test di regolarità.
C’è da rimanere allibiti e ci chiediamo dove vogliono arrivare i magistrati. E per dimostrare che cosa? Che gli isolatori non funzionano perché non hanno i certificati di omologazione? E bisognava scomodare i laboratori di San Diego per verificare se sono a norma? E poi, ci chiediamo, che cosa dovevano fare Dolce e gli altri quando gli isolatori sono stati montati sulle piattaforme di cemento delle nascenti ‘new town’ lavorando giorno e notte? Perdere tempo nelle verifiche?
Ricorrere anche loro ai laboratori americani per controllare se rispondevano a determinati requisiti? Non intendiamo certo difendere Dolce e agli altri che lo sapranno fare benissimo da soli, ma vorremmo ricordare, anche ai magistrati che a quanto pare dimenticano fin troppo facilmente, che quando si è iniziato a costruire i villaggi nell’estate del 2009, si era in piena emergenza e gli aquilani non avevano un tetto. La maggior parte era nelle tendopoli e sulla costa dove gli albergatori li avevano accolti malvolentieri perché non giudicavano congrua la quota che pagava la Regione per il loro soggiorno.
Che hanno fatto Dolce e gli altri messi sotto inchiesta? Hanno costruito a tempo di record case per 14.000 persone. E quando hanno montato gli isolatori sismici forse non sono andati tanto per il sottile perché c’era un tetto da dare agli aquilani. E’ questo che non va bene ai magistrati e a chi ha fatto la denuncia? Che cosa dovevano fare Dolce e gli altri? Perdere tempo prezioso a cercare i certificati di omologazione? O bloccare tutto perché gli isolatori erano “privi delle protezioni dalla polvere e dall’umidità?
Forse il nostro è un ragionamento semplicistico, ma non siamo, né vorremmo essere, né giudici né avvocati. Ragioniamo come ragiona la ‘pancia’della gente. Cioè la ‘pancia’ dei 14.000 che abitano nei villaggi del Progetto Case, ai quali Dolce e la Protezione Civile hanno dato un tetto prima che arrivassero i tanto temuti freddi aquilani. Questo qualcuno lo avrà forse dimenticato. E noi siamo qui semplicemente a ricordarglielo.