L’AQUILA – Ormai è chiaro. Per rifare il centro storico, il governo vuole il piano di ricostruzione. Diversamente i contributi non arriveranno. Di più. I soldi ci sono, ma non molti, dunque saranno erogati al risparmio. Come dire niente contributi alle seconde case, e cioè a quanti hanno già ricevuto, o chiesto, il finanziamento per rifarsi la prima casa in periferia o altrove.

Lo stesso vale per gli aggregati di piccole dimensioni nel centro storico anche se c’è conformità al piano regolatore. Se Massimo Cialente, il sindaco che sta per chiedere agli aquilani di essere rieletto, non lo ha ancora capito, è opportuno che se lo ficchi bene in mente.

Il governo sta per mettere tutto nero su bianco, e l’ordinanza che dovrebbe essere firmata a breve, non contiene nessuna delle proposte del sindaco, il quale, ancora una volta, ha fatto le solite esternazioni. Aggiungendone una singolare: “Il governo Monti è peggio di quello Berlusconi”, dimenticando per spirito di appartenenza o per altro, che il governo Berlusconi ha gestito la fase dell’emergenza post sisma come meglio non avrebbe potuto e che se gli aquilani a sei mesi dal sisma avevano tutti un tetto, e gli studenti le scuole, gli universitari le aule, gli avvocati i luoghi per la giustizia e quant’altro, lo devono proprio al tanto vituperato governo del Cavaliere.

Cialente, cioè, l’ha fatta ancora una volta fuori dal vaso. Ma è inutile ripeterlo. Semmai è bene aggiungere che il nostro sindaco fa male ad attaccare il governo, perché a Roma è finito il tempo delle vacche grasse e risolvono i problemi uno alla volta e con logica sparagnina.

Dare contributi indiscriminati alle seconde case, tutte le seconde case del centro, dice il governo, non significa bloccare la ricostruzione della città storica, ma più semplicemente trattare i cittadini con un criterio unico. Come dire: ti ricostruisco una casa soltanto, per le altre, se ne hai, ti do i contributi per le parti comuni, ma niente di più. Se hai due, tre, quattro, dieci case, tranne la prima sono affari tuoi. Di più non posso fare. E’ così e bisogna prenderne atto.

Quanto al resto, Cialente ha una colpa storica. A trenta mesi (trenta e non tre e nemmeno tredici) dal terremoto non è ancora pronto il piano di ricostruzione del centro cittadino. Ecco, il governo, senza quel piano, non darà un soldo, né più né meno come aveva fatto sapere Tremonti: “no piano no money”. Il sindaco faccia presto, altrimenti sarà inutile chiedere il voto agli aquilani.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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