L’AQUILA- Sono dunque ‘salvi’ gli aggregati del centro storico che avevano già affidato gli incarichi di progettazione e scelto le ditte per i lavori. La nuova ordinanza firmata da Monti fa obbligo di ricorrere agli elenchi di imprese virtuose, le cosiddette ‘white list’, presso le prefetture per scegliere le ditte a cui affidare la ricostruzione mettendone a confronto cinque.
Un appalto in piena regola che vale anche per i progettisti che dovranno essere indicati in numero di tre, per poi sceglierne uno o due. Ma sono ‘salvi’, si diceva, gli aggregati che hanno già scelto perché l’ordinanza non è retroattiva. Vale sì, ma dal giorno immediatamente successivo a quello della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Dunque non si deve ricominciare tutto daccapo come pure era stato paventato. Perché in questo caso il provvedimento, invece di snellire, avrebbe complicato e non poco. Un bel po’ di confusione, insomma, e col rischio di liti e contenziosi tra ditte e committenti. Uno scenario soltanto ipotetico, per fortuna, anche se era prevedibile che il governo non avrebbe scelto la strada, illogica, della retroattività.
Una parola chiara ha detto l’ultima ordinanza di Monti anche sulla ‘filiera’. Le ‘Tre Sorelle’, Fintecna, Reluis e Cineas, restano, ma dovranno fare tutto entro il 31 di dicembre di quest’anno (poi si vedrà) anche per le pratiche presentate dopo il 31 agosto 2011.
Per il centro storico, invece, il discorso è diverso, anzi non è stato fatto per niente. Monti e Barca non avevano elementi per decidere. Il piano di ricostruzione che il Comune si è deciso ad adottare con molta riluttanza e con tre anni di ritardo, è stato sì approvato ma non è ancora operativo. Per esserlo dovrà passare al vaglio del Commissario alla ricostruzione, o meglio del suo braccio tecnico che è la Struttura tecnica di missione.
Chiodi ha detto in sostanza che non starà lì a sottilizzare perché le scelte e la loro qualità sono prerogative delle singole amministrazione, ma ha aggiunto che il piano dovrà essere in linea con le indicazioni tecniche, soprattutto di trasparenza e rigore indicate dal governo.
A proposito di Chiodi. E’ vero che la struttura commissariale ha subito dei tagli inevitabili, ma la figura del Commissario esce rafforzata. I sindaci, in particolare quello dell’Aquila, avranno più soldi e personale per operare, ma tutti i poteri di controllo restano al Commissario com’è stato finora. In questo Massimo Cialente aveva ragione quando affermava con disappunto che questo governo si muove nel solco tracciato dal precedente.
Voleva mandare a casa Chiodi, la ‘filiera’ e tutta la struttura commissariale, voleva fare una struttura tecnica ‘in house’ con 40 addetti ad esaminare le pratiche, mettere in pista uno staff proprio.
Voleva fare della ‘cacciata del Commissario’, il tema centrale della campagna elettorale. Dovrà rassegnarsi e trovare altri argomenti ‘forti’ da utilizzare come pista di lancio per essere rieletto (se lo sarà). Ma poi, ci chiediamo, è mai concepibile una ricostruzione dei centri storici ‘a ruota libera’, affidata cioè esclusivamente ai sindaci e senza controlli? Per Monti e per il governo certamente no.