L’AQUILA- La trasparenza? Certo, ci mancherebbe, ma soltanto a parole. La lotta alle infiltrazioni mafiose? Sicuro, è un obbligo, ma poi a farla davvero è tutto un altro discorso. Il rigore? Nessun dubbio, ma deve valere soltanto per gli altri.
E allora meglio le vecchie regole, meglio gli ‘assalti alla diligenza’, meglio i tecnici maestri nell’accaparramento che preferiscono accumulare cento, duecento pratiche e i committenti si arrangino, meglio le imprese che fanno loro i prezzi con ribassi più o meno mascherati.
Insomma, ricostruire alla vecchia maniera, conservare le antiche (e pessime) abitudini, far finta che le cose cambino perché nulla cambi, questo si deve fare. Esageriamo? Forse.
Ma non diversamente va interpretato il coro di ‘no’ che si è levato nei confronti dell’ultima ordinanza di Monti, quella che stanzia 190 milioni in un anno per la parte amministrativa che riguarda la ricostruzione dell’Aquila e degli altri Comuni del cratere. A contestare, davanti a tutti, troviamo gli ingegneri tra le cause prime dei ritardi della ricostruzione (vedere prego quanti progetti hanno a testa e in quanto tempo ne presentano uno). Poi le ditte che vorrebbero continuare a fare quello che vogliono.
Infine molti aquilani del centro storico che non si è ben capito che cosa effettivamente vogliono. Ma che cosa dice poi l’ultima ordinanza di Monti? Semplice. Chi gli incarichi li ha già affidati in maniera formale, e cioè con tanto di contratto firmato e di delibera adottata dalle assemblee dei consorzi, può stare tranquillo, non deve rifare tutto daccapo, la domanda di contributo va avanti regolarmente.
E qiesto perché l’ordinanza vale dal giorno dopo in cui è stata firmata. Chi invece comincia domani, deve scegliere da un elenco di cinque ditte ‘virtuose’ e indicare il progettista da un elenco di tre. E che sarà mai? Un mese di tempo in più? Hanno aspettato tre anni perché il loro sindaco adottasse il piano di ricostruzione, non possono aspettare trenta giorni ancora?
A proposito del nostro sindaco uscente (e, speriamo, non più rientrante) ha protestato anche lui. Ha scritto una lettera a Barca per dirgli che non è d’accordo con le scelte di Monti. Ma come, non era andato da Barca il giorno prima della firma del provvedimento? Ma io, dice, gli avevo chiesto altre cose.
E per fortuna che Monti non le ha accettate, altrimenti avremmo avuto la ‘filiera’ e cioè Fintecna, Reluis e Cineas negli uffici del Comune. E sai gli assalti alla diligenza, le pressioni, le spinte, l’’amico’ degli amici che da ultimo, in lista, diventa primo. Lasciamo perdere. Il sindaco uscente deve scegliersi altri argomenti per la campagna elettorale, se vuole essere rieletto, lui e gli assessori del ‘cerchio magico’.