L’AQUILA- La vulgata sulla ricostruzione bloccata si è basata a lungo su alcune parole d’ordine e alcune clamorose bugie.
La prima: per L’Aquila i soldi non ci sono, il governo (quello precedente, è ovvio) gioca sui ritardi perché non ha disponibilità finanziarie immediate per intervenire nei comuni del cratere.
La seconda: il Commissario Gianni Chiodi tiene mano al governo amico e contribuisce a fare confusione con le sue ordinanze.
La terza, cavallo di battaglia del sindaco uscente: il Piano di ricostruzione non serve, è un’invenzione della Struttura commissariale, per il centro storico dell’Aquila si può fare riferimento al Piano regolatore del ’75 che risale, appunto, a quarant’anni fa.
La quarta: le colpe sono tutte della ‘filiera’, Fintecna, Reluis e Cineas ritardano l’esame dei progetti e forse lo fanno apposta perché d’accordo col commissario di governo.
Ci voleva il ministro Fabrizio Barca, delegato dal governo Monti alla ricostruzione dell’Aquila, per smascherare le bugie messe in giro in tutti questi mesi. Il ministro si è reso subito conto che qualcuno all’Aquila stava barando e ha detto alcune verità che sono state mal digerite da molti, in particolare da chi gestisce il governo della città. E che cosa ha detto il ministro Barca?
Che i soldi ci sono, e tanti. Bastava leggere il sito del Commissario di governo per constatarlo anche prima, ma allora si disse che anche quel sito diceva bugie e che la sua ‘operazione trasparenza’ trasparente non era. Ma Barca ha aggiunto ancora un paio di cose: che il piano di ricostruzione non era un capriccio di Chiodi, ma era previsto dalla legge (e il sindaco uscente si è dovuto rassegnare a farlo), e che la ‘filiera’ non aveva poi tutte le colpe che le venivano addebitate.
Le colpe, se mai, andavano attribuite all’accaparramento da parte dei progettisti, una déregulation in piena regola, alla faccia di chi aveva proposto una moratoria. Vedere per credere: c’è un progettista che ha ’collezionato’ ben trecentoventi pratiche, è un dato che si può verificare in qualsiasi momento.
La verità di Barca ha suscitato qualche mugugno, ma poi hanno dovuto ingoiarla. Il ministro è stato esplicito: non ricostruire L’Aquila con tutti i soldi che ci sono, sarebbe assurdo, questo governo sorveglierà perché la città rinasca in tempi rapidi.
Ma vorremmo segnalare al ministro un’altra vulgata che sta prendendo piede. Ora i bugiardi di professione cominciano a dire che il Commissario ha fornito al ministro “dati taroccati”, perché l’altra verità, quella ‘vera’, non fa comodo specie in vista delle elezioni. Alla ‘guerra delle parole’ si vuole sostituire, col solito meccanismo, un’altra ‘guerra delle bugie’.