L’AQUILA – “In Italia la maggior parte dei comuni non dispongono di un piano di protezione civile. In sede di riforma del Dipartimento della protezione civile, in discussione, ho chiesto di sanare questo aspetto, dando al Dipartimento la possibilita’ di interagire, ma al momento non e’ possibile.

La pianificazione spetta ai Comuni e alla Provincia mentre la regia spetta alle Regioni. I piani devono esistere, essere effettivi ed essere conosciuti”.

Lo ha detto all’Aquila, il capo Dipartimento della protezione civile Franco Gabrielli, chiamato come teste della difesa nell’ambito del processo contro i sette membri della Commissione grandi rischi: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. 

“Dei 29 sciami registrati in Italia dal 2010 ad oggi – ha aggiunto Gabrielli – 15 hanno avuto scosse uguali o superiori a 3.5. Sono stati registrati dodici singoli eventi di 3.5, altri nove in mare con magnitudo sempre di 3.5. Da tempo stiamo monitorando il Pollino a cavallo tra la Calabria e la Basilicata per uno sciame in atto”.


GABRIELLI “DIFENDE” COMMISSIONE GRANDI RISCHI 


“A fronte delle due situazioni parossistiche cioe’ l’informazione riferita ad un imminente terremoto e addirittura dall’altra parte la comunicazione da parte di un organo istituzionale deputato a svolgere una funzione primaria su questo ruolo che non ci sarebbero state scosse, la Commissione grande rischi in qualche modo doveva fornire un contributo in termini di conoscenza scientifica se era possibile prevedere questa scossa, se il territorio aquilano era un territorio che per la sua pericolosita’ storica presentava una serie di rischi e quindi fornire questa indicazione che credo in massima parte sia stata fornita in base alla tipologia del rischio preso in esame, ovvero di un rischio sismico caratterizzato dall’imprevedibilita’”.

Lo ha detto il Capo dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli, durante la sua audizione. “Poi se qualcuno immaginava che quella commissione potesse dire, si’, c’e’ la probabilita’ aumentata del 50 per cento, questo ce lo forniva in continuazione l’Ingv.

Proprio perche’ – ha aggiunto Gabrielli – esiste una rapporto continuativo con un centro di eccellenza come quello dell’Ingv, queste informazioni prescindevano da quello che poteva essere il ruolo esaustivo della Commissione grandi rischi”. Parlando poi dell’attivita’ preventiva prima dell’evento catastrofico del 6 aprile del 2009, Gabrielli ha rimarcato che “tale attivita’ l’avrebbe dovuta porre in essere il sindaco perche’ l’unica autorita’ di protezione civile e’ il sindaco poiche’ in una scala di responsabilita’ il soggetto piu’ a conoscenza del territorio e’ il sindaco. Io da Roma come posso sapere quali sono gli edifici che hanno una criticita’, quali sono le situazioni che possono presentarsi rispetto a una condizione possibile, probabile. Nel caso di specie quale e’ stato il ruolo del Dipartimento della protezione civile?

E’ stato quello di mettere a disposizione una conoscenza scientifica. All’Aquila si e’ realizzato quello che normalmente viene in ordinario, quando c’e’ uno sciame sismico, come quello del Pollino, cosa facciamo?. Prendiamo il dato dell’Ingv e lo trasmettiamo al territorio. All’Aquila si e’ presa la commissione grande rischi e la si e’ portata sul territorio a confronto con il sindaco, la provincia, la regione, si mette a conoscenza il quadro scientifico di riferimento ma le attivita’ a valle, la verifica se gli edifici strategici sono sicuri, questo spetta al Dipartimento”.

“Non ci sono gli strumenti e neanche la possibilita’ di incidere effettivamente. Non posso dire ai vigili del fuoco andate sul Pollino per intensificare la prevenzione dello sciame sismico se poi devo gestire anche le alluvioni in tutta Italia e gli uomini sono sempre quelli. Questa e’ la fotografia del sistema che io dirigo”. Lo ha detto il capo dipartimento della Protezione civile,Franco Gabrielli, ex prefetto dell’Aquila, nella sua testimonianza al processo alla commissione Grandi rischi. Gabrielli ha parlato anche di informazione e giornalismo in tempi di emergenza ed eventi critici: “La veicolazione dell’informazione produce non effetti certi, ma certi effetti”, ha detto, facendo riferimento anche al caso del naufragio della nave da crociera Costa Concordia e citando il caso dello sciame sismico nel Pollino in Calabria”. 

Gabrielli ha parlato di “pendolo del rapporto di veicolazione dell’informazione. O c’e’ allarme, o c’e’ normalita’, non c’e’ via di mezzo”. A sostegno delle proprie tesi Gabrielli ha portato ad esempio lo sciame in Calabria. “In questo periodo – ha spiegato – e’ lo sciame piu’ intenso e sta andando avanti da tempo in territori storicamente sismici.

Un giorno e’ uscito un articolo intitolato ‘Qui come all’Aquila’, in cui un esperto diceva che stava arrivando un forte sisma nella zona di Castrovillari. Abbiamo sollecitato questo professore e ha spiegato di non aver mai detto questo. Il giorno dopo e’ uscito un altro articolo con il titolo ‘Nessun allarme, lo sciame sismico calabrese e’ normale'”.

Infine Gabrielli ha snocciolato i dati sugli sciami sismici da quando e’ stato nominato successore di Guido Bertolaso, tra cui anche quello dell’Aquila. “Tanto per avere un termine di paragone – ha detto al giudice Marco Billi – sono andato a vedere lo sciame dell’Aquila, dall’inizio al 31 marzo le scosse sono state circa 250”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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