L’AQUILA- Rischia di restare al palo il Piano di ricostruzione dell’Aquila e con esso la ricostruzione del centro storico. Secondo quanto si è appreso, presenterebbe lacune vistose, incongruenze urbanistiche, carenze di organicità, specie per alcune soluzioni previste in prossimità dell’ ‘asse centrale’. Si tratterebbe di difetti, diciamo così, strutturali, forse dovuti alla fretta con cui il Piano è stato adottato e alle incertezze (Piano sì, Piano no) che hanno preceduto il suo varo.
Difetti che metterebbero in forse la firma dell’intesa da parte del governo di Roma. Qualcuno dirà che in fondo c’era da aspettarselo. Nonostante il contributo di una decina di ‘saggi’ che vi hanno lavorato con un compenso milionario, il Piano è il risultato di scelte contraddittorie, alcune dettate anche dall’urgenza dell’imminente consultazione elettorale. Perciò, nel complesso, suscita dubbi e perplessità, tanto che la firma dell’ ‘intesa’ da parte del governo non è affatto scontata.
E’ noto che il sindaco uscente il Piano di ricostruzione non lo voleva (“non serve a nulla”, affermava). Il centro cittadino, diceva un giorno sì e l’altro pure, può essere ricostruito per stralci tenendo come punto di riferimento il Piano regolatore generale che porta la firma dell’architetto Pierluigi Properzi. E’ noto come è andata a finire. Anche il governo Monti fece sapere con molta chiarezza che senza il Piano, del resto previsto dalla legge, non sarebbe stato possibile erogare i finanziamenti, tanto che il sindaco uscente disse che “Monti era peggio di Berlusconi”.
Oggi sembra aver cambiato opinione ed è già un passo avanti che tuttavia non lo assolve per i mesi perduti dietro a una visione molto personalistica della ricostruzione. Né serve dire che il Piano ha avuto l’unanimità del Consiglio comunale e che è stato pubblicato. Senza l’intesa del governo non può essere operativo. E il governo ha grossi dubbi a darla. Al massimo si parla di un assenso condizionato, senza contare che è molto probabile che la prossima amministrazione debba rimettere mano al Piano di ricostruzione, sia pure in parte.
Per il momento, e sembra un paradosso, il sindaco uscente ha un ‘alleato’ che mai, forse, si sarebbe aspettato di avere: il commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi. Proprio Chiodi ha detto che non si metterà di traverso, non entrerà nel merito della qualità del Piano, che giudica scadente, perché, dice, certe scelte toccano alle comunità e ai loro amministratori. L’unica cosa che farà è controllare che il nuovo progetto per la città sia conforme alle norme urbanistiche. Il che, appunto, non sembrerebbe.