L’AQUILA – Voti disgiunti a centinaia, anzi a migliaia (“la preferenza la dai a me, per il sindaco voti quell’altro”), pastette inconfessabili, candidati sindaci che accettano l’apparentamento “perché non posso fare altro” e poi lo rinnegano, patti elettorali, con relative spartizioni, stracciati dopo il primo turno perché ritenuti poco convenienti, ma che finiscono lo stesso sui giornali. E ancora: bugie, colpi bassi, agguati mediatici, sconvenienze.

Altro che ricostruzione, altro che “bene degli aquilani”, altro che “interesse dei cittadini”.  Sono questi, bellezza, gli ultimi fuochi di una campagna elettorale degenerata. Sembrano gli ultimi giorni di Pompei o la caduta dell’Impero Romano. E poi dicono che i prendono voti i ‘grillini’. Questa gente si prepara piuttosto a spartirsi le poltrone che ad amministrare davvero la città. E forse ha ragione Vincenzo Vittorini: meglio stare fuori dal consiglio comunale prossimo venturo se il prezzo da pagare è così alto (Antares).

 

 

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