L’AQUILA – Svolta nell’inchiesta sul crollo del condominio al civico 79 di via XX Settembre, uno dei piu’ gravi con nove morti, con il rinvio a giudizio dei cinque indagati, (contro i sette iniziali, individuati nella fase di incidente probatorio) tra loro costruttori e progettisti di un edificio sorto accanto a quello crollato. I garage di quel nuovo fabbricato, edificato sulle ceneri di un vecchio palazzo, avrebbero indebolito l’ala nord della vicina casa crollata: questa l’ipotesi su cui hanno insistito nell’odierna udienza preliminare, il pm titolare dell’inchiesta, Fabio Picuti e le stesse parti civili, dinanzi il Gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella. A processo i costruttori Francesco Laurini, 55 anni, di Magliano dei Marsi, coamministratore della societa’ Belvedere proprietaria e committente dei lavori, e Armido Frezza, di 64 anni aquilano, socio di Laurini, ex presidente Ance e impegnato nella ricostruzione. Affronteranno il processo anche Diego Scoccia di 56 anni, di Rocca di Mezzo, progettista e direttore dei lavori, Pietro Paoloni di 57 anni di Rocca di Mezzo, anche lui progettista architettonico e direttore dei lavori e infine Enrico De Cristoforo di 56 anni di Avezzano, collaudatore statico. Nella fase di chiusura della indagini preliminari erano usciti dall’indagine il funzionario comunale Renato Amorosi che aveva firmato la concessione edilizia nel 2004 per autorizzare quei lavori e Luigi Giuseppe Maria Bonifacio che firmo’ la relazione geologica.
Negli atti ci sono i nomi di altri quattro imprenditori e costruttori deceduti tra il 1981 e il 2002. Sono coloro che hanno realizzato 48 anni fa il condominio parzialmente collassato. Le accuse contestate sono uguali per tutti e cinque: omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni visto che ci sono delle persone sopravvissute al disastro e rimaste ferite. In particolare a Laurini e Frezza sono accusati di aver realizzato un giunto sismico tra le strutture del nuovo edificio e le strutture dell’edificio a confine, poi crollato, non rispettando la distanza minima, cosi’ da determinare il “martellamento” degli stessi, e un incremento delle sollecitazioni dei due edifici a causa del sisma. Sempre a entrambi viene contestato l’aver realizzato nel seminterrato dei box auto che hanno amplificato il moto sismico con maggiore scuotimento dell’edificio crollato. Analoghe contestazioni sono state sollevate a Scoccia e Paoloni. Infine a De Cristofaro viene contestato il non aver rilevato la non adeguatezza della posizione del giunto sismico tra i due edifici. L’udienza dibattimentale e’ stata fissata per l’11 gennaio 2013.