L’AQUILA- Rifare la città? Certo alla fine la riavremo forse diversa, poco o molto, ma per ricostruirla ci vorranno almeno dieci anni. La previsione è dell’architetto Federico Oliva, uno degli urbanisti dello staff tecnico del ministro Barca che stanno già lavorando alla normativa che il governo intende far approvare entro il mese di luglio per poi trasferire “gradualmente” la ‘governance’ del terremoto alle amministrazioni locali. Quella di Oliva è in fondo una conferma. Lo aveva detto lo stesso ministro Barca sotto il tendone di Piazza Duomo che le cose sarebbero andate per le lunghe, come “è avvenuto nelle Marche e nell’Umbria, se è vero che in grossi centri come Fabriano stanno ricostruendo in questi giorni le case del terremoto di dodici anni fa, e molte persone sono ancora nei container”.
Oliva prefigura una ricostruzione in tempi lunghi, che parta dal centro storico e rifaccia la città “meglio di prima”, con le strutture storiche “fortificate” e con le parti più deteriorate che lascino spazio a nuove scelte “compatibili” dal punto di vista urbanistico. Anche Oliva punta sulla ‘smart city’, la città intelligente, sulle reti tecnologiche d’avanguardia, sul turismo e su una università che sia di qualità. Ma, ha detto con chiarezza, tutto dovrà avvenire secondo una programmazione poliennale, coordinata, ad esempio, da due manager scelti con un bando internazionale. Possibile anche, dice l’urbanista, “un piano di ricostruzione transitorio” con competenza e supervisione regionale”. Per il sindaco che non vuol sentire parlare di Regione che controlla, di supervisioni, verifiche e che vuole fare tutto da solo, è certo un problema in più da risolvere.