L’AQUILA- Più lo guardi e più ti pare brutto. A vederlo spuntare tra gli alberi venendo dal vialetto dei Cavalieri di Malta, l’impatto colpisce per la sua violenza sull’ambiente. Se poi ti avvicini per sbirciarlo dalla recinzione che avvolge il cantiere, l’effetto, se possibile, è ancora peggiore. Parliamo dell’auditorium che sta sorgendo davanti al Forte Spagnolo, in un angolo del Parco, sulla destra del Viale delle Medaglie d’Oro. Con tutta franchezza l’impressione è quella di un bunker di legno, dalle strutture architettoniche improbabili che tentano di inserire l’opera nell’ambiente attorno ma non ci riescono. Dicono: ma lo ha progettato Renzo Piano, genio mondiale dell’architettura; lo ha donato la Regione Trentino che ne paga il costo di realizzazione, 7,5 milioni di euro; è funzionale alle esigenze di spazi culturali della città terremotata. Proviamo a rispondere con la franchezza del cittadino comune che osserva e giudica. Che lo abbia ideato Renzo Piano, l’auditorium, non ne attutisce l’impatto negativo, né il nome del progettista riesce a farci cambiare idea come a tanti aquilani ai quali quella ‘cosa’ in mezzo agli alberi del Parco continua a non piacere, perché sta sorgendo in un posto sbagliato e altera l’equilibrio di uno spazio pensato e realizzato attorno al Forte quasi cent’anni fa. Sul fatto che sia funzionale non abbiamo dubbi, ma ciò non basta a giustificare la realizzazione dell’opera in un luogo dove generazioni di aquilani hanno trascorso la loro infanzia tra gli alberi che non ci sono più.
VEDIAMO SUBITO DOVE SPOSTARLO DOPO L’EMERGENZA
Una cosa, tuttavia, può fare il Comune che, insieme a Renzo Piano, ha avuto la brillante idea di piazzare quel bunker davanti alla fortezza spagnola. Pensare dove spostarlo, visto che è provvisorio, quando la città potrà riavere gli spazi culturali di una volta. Individuare da subito dove trasferirlo, aprire un dibattito, stavolta, con gli aquilani perché prima non lo ha fatto. E decidere, sempre da subito, un accantonamento progressivo di fondi in bilancio, perché spostare quell’opera sarà oneroso. Evitare insomma che l’auditorium davanti al Forte, da provvisorio diventi definitivo come purtroppo, e troppo spesso, accade in questo Paese.