L’AQUILA – “Il 2011 è stato, per l’economia abruzzese, un anno dai risultati deludenti: al recupero osservato nella prima parte dell’anno ha fatto seguito, infatti, una fase di recessione che l’ha completamente assorbito, determinando così un lieve calo del Pil, in controtendenza rispetto al risultato italiano”. E’ quanto emerge nella pubblicazione “Economia e Società in Abruzzo – Rapporto 2011”, elaborata dal Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali (CRESA), istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo, presentato oggi, nella sede del Consiglio Regionale, all’Aquila.
“Sull’andamento del Pil regionale ha inciso positivamente quello degli scambi con l’estero, sebbene in misura insufficiente a compensare il calo della domanda interna, sintomo della cautela che impronta i comportamenti di consumo della società, influenzata dalla debolezza del reddito disponibile, dall’incertezza delle prospettive occupazionali e dalla difficoltà di accesso al credito”, ha spiegato il direttore del CRESA, Francesco Prosperococco, “il sistema produttivo mostra segnali di una certa vitalità: al lieve incremento delle imprese attive, si accompagna il consolidamento del processo di rafforzamento della struttura imprenditoriale locale, testimoniato dall’aumento delle società con forme giuridiche più complesse, come quelle di capitale. I risultati positivi dell’export trovano conferma in tassi di crescita superiori della media nazionale. Il mercato di sbocco dominante rimane l’Unione Europea, nell’ambito della quale si rafforzano i Paesi già tradizionalmente prevalenti”.
Il mercato del lavoro ha mostrato durante il 2011, in Abruzzo, andamenti leggermente positivi che si inseriscono nella tendenza osservata mediamente nel Paese. “La crescita dell’occupazione ha permesso in qualche modo di recuperare i livelli precedenti alla crisi 2008-2009, con risultati migliori di quelli meridionali”, sottolinea Prosperococco, “sono aumentati sia il tasso di occupazione, sia quello di attività. Risulta in calo il tasso di disoccupazione, sebbene rimanga elevato quello che riguarda la popolazione giovane tra 15 e 24 anni”.
L’analisi per settori evidenzia l’incremento degli occupati nell’industria che si accompagna ad un calo di quelli nell’agricoltura e nei servizi, mentre sotto il profilo territoriale tutte le province mostrano un andamento positivo degli occupati totali.
“Risultati positivi, questi ultimi, che non mostrano ancora gli effetti della recessione iniziata nella seconda metà del 2011 e attualmente in atto”, precisa Prosperococco, “l’Ocse prevede che gli effetti di tale recessione colpiranno, in futuro, soprattutto i giovani e i lavoratori meno qualificati”.
All’analisi della realtà economica regionale segue quella della società abruzzese. Dal punto di vista demografico ne viene confermato lo scarso dinamismo, come dimostra l’andamento del tasso di crescita naturale e di quello migratorio totale e il perdurare del fenomeno dell’invecchiamento, recentemente mitigato dall’apporto vitale della componente migratoria estera.
Agli aspetti strettamente demografici si lega l’analisi condotta su “famiglia e coesione sociale” dalla quale emerge una scolarizzazione migliore di quella nazionale, affiancata, però, da criticità nell’acquisizione delle competenze e nella transizione scuola-lavoro, dal crescente disagio da rischi di criminalità e da una più diffusa e intensa povertà delle famiglie.
“Questo tema, di grande attualità considerando la recente pubblicazione dei dati Istat sulla povertà”, aggiunge Prosperococco, “viene affrontato anche attraverso l’esame delle pensioni degli abruzzesi, dal quale si evidenzia che l’ammontare annuo pro capite risulta inferiore di un 15% rispetto al valore nazionale e che la quota di pensioni, sia previdenziali che assistenziali, inferiori a 500 euro mensili è maggiore di quella italiana, mentre quella relativa alle pensioni superiori a 1500 euro è minore”.
“Restano confermate”, sottolinea il Presidente del CRESA, Lorenzo Santilli, “le difficoltà di un altro importante settore dell’economia regionale, l’edilizia. Sono apparsi in flessione tutti i principali indicatori: valore aggiunto, investimenti lordi, produzione. Le informazioni rese disponibili dall’Ance indicano segnali negativi in tutti i comparti: stagnante l’edilizia pubblica, in calo quella privata residenziale e non residenziale. Solo gli interventi di recupero del patrimonio abitativo hanno mostrato una certa tenuta, stimolati da un consistente sistema di agevolazioni fiscali ai fini della ristrutturazione edilizia e dell’adeguamento alla normativa sull’efficienza energetica. L’impulso proveniente dal grande cantiere della ricostruzione post sisma in provincia dell’Aquila”, prosegue Santilli, “sembra, per il momento, aver esaurito la spinta iniziale con la conclusione della prima fase del processo di ripristino delle abitazioni nei comuni del cosiddetto cratere sismico, come dimostrano i dati forniti dalle Casse edili regionali che registrano un calo degli iscritti pari al -17,2% ed un contemporaneo aumento delle ore di cassa integrazione guadagni del 10%”.
“Dai dati relativi al movimento turistico”, aggiunge Santilli, “provengono segnali tutto sommato positivi. Fatta eccezione per l’Aquila, nelle altre province abruzzesi cominciano a consolidarsi i segnali di recupero verso i livelli del 2007. Ne risulta coinvolta principalmente la componente extralberghiera, mentre quella alberghiera mostra ancora un certo ritardo”.
Il rapporto 2011 “Economia e società” fotografa una realtà abruzzese complessivamente fragile, nella quale non ancora emergono nella loro gravità gli effetti della crisi finanziaria internazionale, ampiamente previste dal Cresa, della pesante contrazione del Pil prevista per il 2012 al 2,1%, della caduta libera dell’industria e della grave crisi del mercato del lavoro, che si andranno a sommare alle difficoltà determinate dal sisma del 2009.