L’AQUILA – Ancora una volta l’Abruzzo – un tempo Regione dei Parchi ammirata a livello europeo – si illustra per un nuovo attacco alla natura, fatto per compiacere chi voglia sparare dove e quando non dovrebbe.
Il Calendario Venatorio 2012 infatti non eccelle solo in permissivismo e violazione alle direttive europee, ma anche perché consente la caccia al cinghiale, con squadre, cani e “braccate” (le classiche battute) già a partire dal 7 ottobre, vale a dire nel pieno della stagione autunnale ricca di frutta e bacche. Proprio quando nel Preparco i pochi Orsi marsicani sopravvissuti, comprese le femmine con piccoli dell’anno, cercano nutrimento abbondante prima del sonno invernale. E quando le femmine gravide accumulano con impegno energie e riserve di grasso, che poi trasformeranno in latte per i cuccioli partoriti d’inverno nella tana.
A lanciare l’allarme, questa volta, non sono solo i gruppi ambientalisti di punta e d’assalto, ma anche il Parco stesso, preoccupato per l’enorme disturbo alla fauna e per il forte rischio di orsicidi (che siano dolosi, colposi o preterintenzionali non fa differenza). Perché nella tenue luce dell’alba o nella penombra della macchia un orso può facilmente essere scambiato per un cinghiale, e finisce non di rado impallinato. Perché i cani possono inseguire i cuccioli, e quando la mamma cerca di difenderli, il buono sparatore la abbatte a bruciapelo da pochi metri, spergiurando poi d’aver agito per “legittima difesa” (è accaduto qualche tempo fa persino nei Pirenei Francesi).
Ma come si può essere tanto miopi e retrogradi? E c’è ancora qualche pseudo ambientalista disposto ad accettare e sopportare, o addirittura giustificare, certe attuali degenerazioni dell’attività venatoria. Il Gruppo Orso invita formalmente la Regione Abruzzo a modificare con la massima urgenza il Calendario Venatorio, e investirà della questione tutte le massime Autorità internazionali. Perché non ha senso attingere a piene mani ai fondi europei in nome di orsi, lupi e camosci, e poi dimostrarsi incapaci di contenere le frenesìe sparatorie delle minoranze.
La proliferazione dei cinghiali costituisce un problema serio, ma può essere controllata e contenuta in ben altri modi. E forse sarebbe tempo di chiedersi chi l’ha davvero provocata, ripopolando l’Italia di cinghiali europei ben diversi da quelli originari: ieri rustici e abituati a vivere nella macchia, oggi famelici divoratori di produzioni agricole di pianura, e in grado di riprodursi incessantemente. Che a pagare per gli errori altrui debba essere sempre l’Orso marsicano non è giusto: e non è certo così che si garantisce un futuro alla natura e alle genti d’Abruzzo.
Franco Tassi
Gruppo Orso Italia